la Repubblica, 15 luglio 2015
L’acqua sporca dei Casalesi. Gestivano la rete idrica e fognaria e gli appalti della Regione gli venivano assegnati con il trucco della somma urgenza. Tredici arresti dei carabinieri del Ros per associazione mafiosa, turbativa d’asta, corruzione, finanziamento illecito ai partiti. Eseguito anche un sequestro per undici milioni. Richiesta di arresto per il deputato di Forza Italia Carlo Sarro, in carcere invece l’ex senatore Tommaso Barbato e l’ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio ma anche l’ex consigliere regionale Angelo Polverino. Il commento di Borrelli: «Era come se in Campania gli idraulici fossero stati solo a Casapesenna»
Non solo il riciclaggio dei rifiuti. La camorra dei Casalesi gestiva anche l’acqua, la rete idrica e fognaria. Appalti della Regione assegnati con il trucco della somma urgenza a ditte legate ai clan. Commenta ironicamente il procuratore aggiunto dell’Antimafia Giuseppe Borrelli: «Era come se in Campania gli idraulici fossero stati solo a Casapesenna». Tutto grazie alla complicità di politici corrotti a prescindere dall’appartenenza di partito. Ieri il blitz. Tredici arresti dei carabinieri del Ros, coordinati dall’Antimafia del procuratore capo Giovanni Colangelo (pm Ardituro, D’Alessio, Maresca, Giordano, Sirignano). Associazione mafiosa, turbativa d’asta, corruzione, finanziamento illecito ai partiti, gestito dal boss Michele Zagaria. Eseguito anche un sequestro per undici milioni. Richiesta di arresto per il deputato Fi-Pdl Carlo Sarro, membro della commissione Antimafia. Immediata la richiesta di dimissioni da parte della presidente Rosy Bindi come dai Cinque stelle. Dimissioni che Sarro ha già annunciato. In carcere invece l’ex senatore Tommaso Barbato e l’ex sindaco di Caserta Pio del Gaudio ma anche l’ex consigliere regionale Angelo Polverino.
IL DEPUTATO
È accusato di turbativa d’asta con l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa il deputato Carlo Sarro, esponente di Forza Italia. Di lui parlano alcuni pentiti. Per ottenere un cospicuo appalto bandito dall’ente che gestisce i servizi idrici nelle province di Napoli e Salerno, Giuseppe Fontana, ritenuto referente imprenditoriale della fazione Zagaria del clan dei Casalesi, aveva tentato di ricattare Sarro, minacciandolo di denunciare che aveva preso una tangente da due milioni e mezzo di euro. Di qui la turbativa d’asta per i lavori di manutenzione delle reti idriche e fognarie per oltre 31milioni di euro. I tre lotti vinti da imprenditori dei casalesi.
L’EX SENATORE
Emblematico il caso di Tommaso Barbato, ex senatore Udeur passato alla storia per lo sputo in Senato contro il suo collega Nuccio Cusumano reo di aver votato la fiducia a Prodi. Barbato è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Avrebbe gestito l’assegnazione degli appalti sulla rete idrica prima in qualità di dirigente regionale del settore, poi di consigliere regionale e poi di senatore. Chiedeva, per l’accusa, tangenti anche da 35 mila euro per ogni lotto, come racconta un imprenditore interrogato dall’Antimafia. Poi, durante i lavori, costringeva gli imprenditori ad affidare il piano per la sicurezza all’architetto con cui aveva una relazione sentimentale. Barbato è stato candidato – non eletto – nella lista “Campania libera” per Vincenzo De Luca alle ultime elezioni regionali.
L’EX SINDACO
In carcere l’ex sindaco Forza Italia di Caserta Pio Del Gaudio. Finanziamento illecito ai partiti. Del Gaudio avrebbe ricevuto 30mila euro per la campagna elettorale per l’elezione a primo cittadino. In cambio della promessa di affidamento di lavori pubblici al referente di Zagaria.
LE FALSE ESTORSIONI
Imprenditori legati al clan decidono di costituire una associazione antiracket per ripulire la loro immagine. Alcuni di loro hanno infatti subito l’interdittiva antimafia, e in questo modo sperano di poter ottenere di nuovo commesse pubbliche. Un trucco per costruirsi nuova credibilità, supportata da false denunce di estorsioni subite. Sarà lo stesso boss Zagaria a smentirle. Per i pentiti, quelli che ricevono l’indennizzo consegnano i soldi al boss che li «usava come una sorta di bancomat».
GLI APPALTI
I soldi che gli imprenditori davano al clan non erano tangenti classiche, ma un corrispettivo che l’imprenditore versava in cambio dell’aggiudicazione dei lavori.
LE DIVISE SPORCHE
Nell’inchiesta anche un brigadiere dei carabinieri e un finanziere. Con il compito di fornire informazioni sulle indagini in corso a Giovanni Cosentino (fratello dell’ex deputato Pdl Nicola oggi detenuto). Il brigadiere dei carabinieri, autista del comandante provinciale di Caserta, per le sue informazioni venne premiato dalla cosca con un soggiorno a Sestrière e con l’assunzione della figlia nell’ospedale di Caserta.
LA PEN DRIVE SPARITA
Capitolo oscuro dell’inchiesta è quello relativo alla pen drive del boss Michele Zagaria. 7 dicembre 2011: blitz a Casapesenna, l’arresto del boss. Tre poliziotti entrano per primi nel bunker. In quella circostanza scompare il supporto informatico del capoclan, dove presumibilmente c’era tutto l’archivio, la storia, le complicità di Zagaria. Per l’accusa quella Usb venne consegnata dallo stesso boss a uno dei tre poliziotti. Chi la prese l’avrebbe poi rivenduta all’imprenditore Orlando Fontana dietro pagamento di 50mila euro. Sarebbe quindi rientrata in possesso della famiglia di Zagaria. L’antimafia non è riuscita a risalire alla divisa sporca. Nel fascicolo l’intercettazione in cui si racconta la reazione dell’imprenditore che acquistò la pen drive. «Lui tiene anche un amico poliziotto, conosce pure… Disse che la voleva infilare nel computer per vedere cosa ci stava, poi non ebbe il coraggio. Chissà poi come si svolse. Fece il passaggio… 50mila… chiavetta… Era a forma di cuore, con una catenina...».