La Stampa, 15 luglio 2015
A metà legislatura la Camera ha già dato il via libera a due richieste di arresto e tre sono ancora da esaminare. Così Giancarlo Galan (Fi) e Francantonio Genovese (Pd) sono finiti ai domiciliari o in carcere (pur mantenendo lo scranno in Parlamento). E pensare che fino alla scorsa legislatura il Parlamento faceva scudo ai suoi membri grazie al sistema che regola l’immunità parlamentare. Dal 1994 al 2013, sono arrivate in Parlamento 30 richieste di arresto, ma soltanto due sono state accolte. Per il primo «sì» si è dovuto attendere fino al 2011: l’arresto di Alfonso Papa, poi è toccato a Luigi Lusi nel 2012
Avanti di questo passo, con questa media, tra qualche settimana il Parlamento potrebbe trovarsi con cinque membri in meno. Tre della maggioranza e due dell’opposizione. Siamo a meno di metà legislatura e la Camera ha già dato il via libera a due richieste di arresto. Due su due, in totale controtendenza con quanto succedeva fino a un paio di anni fa. Vittime di questo cambio di marcia i deputati Giancarlo Galan (Forza Italia) e Francantonio Genovese (Pd). Sono ai domiciliari o in carcere, ma ovviamente mantengono il loro scranno in Parlamento, l’indennità, ed eventuali cariche. Galan, per esempio, è ancora presidente della Commissione Cultura.
E poi ci sono le richieste ancora da esaminare. Come il caso del senatore di Ncd Antonio Azzollini, che dovrà essere giudicato dall’Aula, ma per il quale la Giunta per le autorizzazioni ha già dato il via libera all’arresto. La stessa Giunta che oggi esaminerà il caso del suo collega di partito Giovanni Bilardi. Presto a Montecitorio dovranno invece esprimersi sull’arresto del deputato Carlo Sarro (FI). Volendo potremmo pure aggiungere Silvio Berlusconi, decaduto per effetto della legge Severino, ma sempre dopo un voto dell’Aula. Nel suo caso, però, non è stato sostituito perché ha perso lo status di senatore.
E pensare che fino alla scorsa legislatura il Parlamento faceva scudo ai suoi membri grazie al sistema che regola l’immunità parlamentare, riformato nel 1994 dopo Tangentopoli. Da allora, e fino al 2013, sono arrivate in Parlamento 30 richieste di arresto, ma soltanto due sono state accolte. Per il primo «sì» si è dovuto attendere fino al 2011: l’arresto di Alfonso Papa (Pdl), poi è toccato a Luigi Lusi (Pd) nel 2012. Ma è stata una legislatura particolare, con ben 12 richieste d’arresto. Tra i «salvati» Alberto Tedesco (Pd), Nicola Cosentino (Pdl), Marco Milanese (Pdl) e Sergio De Gregorio (Pdl).
I segnali che arrivano dal Parlamento lasciano intendere che a questo giro sarà difficile salvarsi, anche nel segreto dell’urna (così si vota in Aula per le richieste d’arresto). «I parlamentari sono spaventati dalle reazioni dell’opinione pubblica, e allora accettano qualsiasi richiesta». L’analisi è di Aldo Giannuli, docente all’Università di Milano, ma soprattutto politologo di riferimento del M5S (Beppe Grillo ospita spesso i suoi interventi sul blog). Giannuli mette in guardia proprio i parlamentari grillini e il loro approccio iper-giustizialista. «C’è un oltranzismo eccessivo che rischia di produrre danni peggiori. Arrestando deputati e senatori le procure hanno il potere di incidere sui numeri della maggioranza, dell’opposizione e dei singoli gruppi. Sia chiaro: il numero di onorevoli inquisiti è inaccettabile e sarebbe meglio sciogliere le Camere. Ma deputati e senatori dovrebbero difendere di più l’istituzione. E invece, per lavarsi la coscienza, accettano qualsiasi richiesta per non perdere il seggio».