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 2015  luglio 15 Mercoledì calendario

Brunetta si scaglia contro Giuliano Ferrara: «Carogna», «Comunista», «acciambellato ai piedi del vincitore» con «servilismo evidente» e «astuzia pachidermica», «Petain de noantri». Per il parlamentare di Forza Italia l’ex direttore del Foglio è colpevole di aver salutato con un applauso l’esito della trattativa europea sulla crisi greca

«Comunista», «acciambellato ai piedi del vincitore» con «servilismo evidente» e «astuzia pachidermica». «Petain de noantri». Renato Brunetta sbrana Giuliano Ferrara, colpevole di aver salutato con un applauso l’esito della trattativa europea sulla crisi greca. Il presidente dei deputati di Forza Italia scrive una lettera aperta a Dagospia in cui prende di petto l’ex direttore del Foglio, la sua posizione filo-tedesca, la sua analisi degli ultimi quattro anni di politica italiana.
Caro Giuliano, anzi «Carogna!», è l’esordio tutt’altro che amichevole di Brunetta. Ma cosa ha scritto Ferrara per meritarsi tutto questo livore? In sostanza l’Elefantino difende l’accordo trovato in sede europea: «Non lo trovo umiliante», scrive, «è realistico». È il suono della campanella dopo sei mesi di ricreazione, i primi del governo Tsipras, che «hanno fatto a pezzi un paese».
Evviva i tecnici al potere, esulta Ferrara, «è la rivalutazione del governo Monti 2011, di “santa Elsa Forneno”». È la «depoliticizzazione della democrazia». È «l’aureola» per Giorgio Napolitano, regista dell’operazione che portò i tecnici a Palazzo Chigi con corale sospiro di sollievo delle cancellerie europee.
Ma soprattutto, aggiunge Ferrara, l’accordo dell’altro giorno «seppellisce la brigata Kalimera», ovvero tutti quegli spezzoni di populismo e sinistra che si erano impegnati «a godere delle sventure di un popolo incolpevole».
Brunetta, che prima del referendum si era schierato con Tsipras, perché identificato come l’anti-Merkel, giudica inaccettabili le tesi di Ferrara. E non usa metafore per farglielo sapere. «Il tuo comunismo originario non è mai stato amore per la classe operaia, ma ossequio alla possente verità del materialismo storico». Giuliano, attacca il capogruppo azzurro, «tu porti all’esasperazione il tuo totale ossequio al nuovo padrone».
Brunetta ritiene «nefasto» e «moralmente perverso teorizzare l’occupazione manu anzi pede militari della Germania, e giocare a trasformare il proprio pensiero nell’organo ufficiale di Vichy, povero grande “Petain de noantri”». Parlare di “depoliticizzazione della democrazia” significa «comunismo allo stato di essenza marx-engeliana».
Ma l’attacco più duro Brunetta lo sferra al quotidiano fondato da Ferrara e oggi diretto da Claudio Cerasa: «Il tuo Foglio è come la Grecia: non ha mai fatto una lira, o un euro di profitto. L’unica speranza è di essere comperato volta per volta dal Principe sempre nuovo e sempre uguale».