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 2015  luglio 15 Mercoledì calendario

Riscoprendo don Ernesto Buonaiuti, una delle figure chiave per l’affermarsi nel nostro Paese degli studi storico-religiosi, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Roma, scomunicato con l’accusa di modernismo e infine allontanato dall’insegnamento all’indomani della firma dei Patti Lateranensi. La corrispondenza con alcuni allievi in un volume edito da Viella

A volte, piccole storie riflettono la storia più grande e si intrecciano curiosamente con le biografie di chi la studia. Ottavia Nicoli ha insegnato a lungo Storia moderna, con una particolare attenzione alla storia religiosa dell’Italia. Da suo padre aveva ereditato un fascio di lettere indirizzate a un lontano zio, Raffaello, morto senza eredi negli anni Settanta del secolo scorso. Questi era stato in contatto, negli anni Venti, con don Ernesto Buonaiuti, una delle figure chiave per l’affermarsi nel nostro Paese degli studi storico-religiosi, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Roma, scomunicato con l’accusa di modernismo e infine allontanato dall’insegnamento all’indomani della firma dei Patti Lateranensi.
L’orizzonte di Buonaiuti non era però soltanto storico o accademico. Il suo intento era quello di ricostituire in nuce lo spirito del cristianesimo dei primissimi tempi, una comunità spirituale e intellettuale – una koinonia – di cui erano parte gli autori di quelle lettere: un altro dei fratelli Niccoli, Mario; Agostino Biamonti, destinato a morte prematura nel 1924 per le conseguenze delle ferite di guerra; lo stesso Buonaiuti.
Nei loro scambi epistolari, ora raccolti a cura di Ottavia Nicoli nel volume Una rete di amicizie (Viella, pp. 252, e 25) l’utopia coltivata dal maestro si incontra con la istintiva generosità di un gruppo di giovani, ansiosi di una rigenerazione spirituale e morale dopo la devastazione della guerra, perplessi di fronte ai primi anni del fascismo, oppressi dalle difficoltà economiche di una vita familiare piccolo borghese che guardava con diffidenza all’ascendente esercitato da quel prete professore.
Accanto a quelli degli autori, compaiono nelle missive nomi che diventeranno poi noti: Ambrogio Donini, Raffaello Morghen, Arturo Carlo Jemolo. La morte di Agostino – che della koinonia era il più fervido animatore —, le crescenti tensioni intorno a Buonaiuti, forse lo stesso trascorrere della giovinezza in una precoce maturità segnarono la fine di questa esperienza, in cui però si riflettono nitidamente le ben più grandi tensioni e i problemi dell’Italia e della Chiesa cattolica di quegli anni cruciali.