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 2015  luglio 15 Mercoledì calendario

Perché Luigi Nieri ha lasciato la poltrona al Campidoglio? E perché non è detto che sia un male per Marino? Tra il pressing del Pd per un nuovo vice sindaco, accentuatosi con le trattative su un imminente rimpasto, e le polemiche per i contatti avuti in passato con la coop di Salvatore Buzzi, evidenziati anche dalla relazione del prefetto Franco Gabrielli su Mafia Capitale. Ma anche le frizioni sempre più frequenti con il gruppo capitolino di Sel, il suo partito

La decisione l’ha presa apparentemente di botto. Ma in realtà arriva dopo mesi di tormenti, amarezze e, soprattutto nell’ultima fase, una sgradevole sensazione di accerchiamento. Tra il pressing del Pd per un nuovo vice sindaco, accentuatosi con le trattative su un imminente rimpasto, e le polemiche per i contatti avuti in passato con la coop di Salvatore Buzzi, evidenziati anche dalla relazione del prefetto Franco Gabrielli su Mafia Capitale. Ma anche le frizioni sempre più frequenti con il gruppo capitolino di Sel, il suo partito. Era da qualche settimana che Luigi Nieri stava maturando la decisione di lasciare il Campidoglio, e recentemente lo aveva anche fatto trapelare a Palazzo Senatorio.
Tanti gli incidenti di percorso che gli vengono addebitati: come la telefonata, intercettata, a un’occupante indagata nell’inchiesta che ha portato al sequestro e allo sgombero di uno stabile di via delle Acacie, dell’ex scuola Hertz e dell’Angelo Mai. Ma anche l’assunzione del suo capo staff, che si è poi scoperto privo della laurea dichiarata. E poi la gestione di alcuni dossier amministrativi: come il maxi-concorso, sospeso e quasi annullato prima di fare marcia indietro, che ha creato grossi problemi all’amministrazione, o l’infinita trattativa per la riforma del salario accessorio del 24 mila dipendenti comunali.
Anche per lui, però, c’era una deadline da superare: la relazione di Gabrielli, che tutti attendevano per scongiurare l’ipotesi di scioglimento del Comune. Poi, sarebbe arrivato il momento della tanto agognata “fase due”, con cambiamenti radicali e anche dolorosi. E così Nieri ha rassegnato le sue dimissioni direttamente a Ignazio Marino, con cui sul colle capitolino aveva costruito un rapporto personale molto forte, aldilà dell’impegno amministrativo. Dimissioni «irrevocabili, anche se non sono indagato», sottolinea il vice sindaco uscente.
LA GIORNATA
La scelta di lasciare è arrivata al termine di una giornata iniziata con un felice evento familiare, la laurea della figlia, ma chiusa con l’addio a quell’avventura che aveva caratterizzato gli ultimi due anni e mezzo della sua storia politica: la candidatura alle primarie del centrosinistra per le Comunali del 2013, la successiva rinuncia a correre per appoggiare la corsa del chirurgo dem, il ticket con Marino con cui ha affrontato tutta la prima, durissima parte della consiliatura. «Ho svolto i compiti delicatissimi che mi sono stati affidati con la più grande umiltà e serietà, con onestà e trasparenza, senza mai rinunciare ai miei profondi e radicati valori e ideali di sinistra», spiega Nieri. Inutile è stato il tentativo di Marino di farlo desistere: «Luigi ora mi ha comunicato la sua decisione di volersi sentire libero, per rispondere con tutta la forza necessaria alla continua delegittimazione di cui è bersaglio».
LA FASE DUE
Nieri ha probabilmente accusato anche una sorta di isolamento politico. È stato subito chiaro come il prossimo rimpasto di giunta, già previsto per la fine di luglio, vertesse soprattutto sulla poltrona di vice sindaco, reclamata con sempre maggiore forza dal Pd e considerata quasi una cartina di tornasole per valutare l’effettiva consistenza della svolta richiesta per dare il via alla “fase due”. L’alternarsi di nomi e ipotesi per la sua sostituzione, smentite spesso soltanto dai diretti interessati, non possono di certo avergli fatto piacere. E negli ultimi giorni aveva avvertito anche il progressivo indebolirsi della resistenza di Sel, almeno all’interno di Palazzo Senatorio. Dopo le tensioni accumulate su vari dossier amministrativi, dal salario accessorio alla dismissione delle aziende, il gruppo vendoliano si è allontanato sempre più sempre più distante dalle “barricate” annunciate fino a poche settimane fa a difesa del vice sindaco. Che ieri sera ha tratto le conclusioni.