Corriere della Sera, 14 luglio 2015
Zoe Konstantopoulou, nostra signora del Cavillo. La presidente del Parlamento greco è la cruna dell’ago dalla quale deve passare il voto decisivo per la Grecia. Ma lei ha già fatto sapere di essere contraria a qualunque altro sacrificio. E dato che non esistono disposizioni che la obblighino a sottoporre il testo di legge che riceverà da Tsipras all’assemblea plenaria, sarà lei ad aver il cronometro in mano in questa corsa contro il tempo. Breve ritratto di una pasionaria ostruzionista
Nostra signora del cavillo, pensaci tu. Quando la scorsa settimana votò «presente» ovvero astenuta dall’alto del suo scranno, Alexis Tsipras le rivolse uno sguardo che non conteneva certo affetto. Ormai sono avversari. Ma ora la presidente del Parlamento greco è la cruna dell’ago dalla quale deve passare il voto decisivo per la Grecia.
L’avvocatessa Zoe Konstantopoulou ha già fatto sapere di essere contraria a qualunque altro sacrificio. È determinata a restare al suo posto, nonostante i caldi inviti alle dimissioni che le arrivano dalla parte più ortodossa e lealista di Syriza. Quello di mercoledì è un voto di emergenza per tutti, ma non per lei. Anche l’ultima volta ha scelta la strategia della lumaca, rimandando fino a ora tarda la riunione dell’assemblea plenaria. Il suo ostruzionismo è considerato quasi un manifesto politico, il primo vagito di una opposizione a sinistra che sta nascendo intorno a lei e forse a Yanis Varoufakis.
Il patto generazionale con Tsipras, sono entrambi quarantenni, non ha retto davanti al realismo delle scelte obbligate. Ma anche la resa dei conti deve essere celebrata nel modo più veloce possibile. Invece appare molto probabile la consueta applicazione di una strategia dilatoria, attuata chiedendo un voto sulla procedura da seguire per arrivare a quello sui provvedimenti che devono essere approvati entro mercoledì.
La fama di ostruzionista arriva da lontano. Nel 2013 fu accusata da quattro turiste canadesi e australiane vittime di abusi sessuali di usare ogni mezzo di natura procedurale per ritardare il processo contro i presunti colpevoli, alcuni giovani greci da lei difesi. Konstantopolou è stata anche denunciata alla Commissione europea dei diritti umani. I fatti risalgono al 2007. La prima udienza si è tenuta nel marzo del 2015. Quando Stavros Teodorakis, il capo di Potami, ha citato la vicenda, gli ha spento il microfono.
I cavilli a sua disposizione non mancano di certo. Ne sono ben consapevoli i deputati favorevoli all’accordo, compresi quelli di Syriza fedeli al premier, che hanno preso in considerazione l’ipotesi di una mozione di censura nei suoi confronti. Ma, piccolo dettaglio, il provvedimento necessita della firma di 50 giuristi e di una maggioranza qualificata, oltre che del via libera da parte dell’intero gruppo di Syriza. In pochissimi giorni non si può fare. Se questa è una corsa contro il tempo, il cronometro è nella mani della presidente dell’assemblea. Non esistono disposizioni che la obblighino a sottoporre il testo di legge che riceverà da Tsipras all’assemblea plenaria. Il regolamento del Parlamento greco non prevede corsie preferenziali. E Zoe Konstantopoulou ha già dimostrato di non avere alcuna fretta.