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 2015  luglio 14 Martedì calendario

Le “linee rosse” invalicabili nel negoziato sul nucleare iraniano. Da una parte la Guida Suprema Ali Khamenei che vuole garantire la sopravvivenza del regime, dall’altra un Congresso Usa a maggioranza repubblicana ostile all’intesa, l’alleato israeliano, ferocemente contrario, e quello saudita, roccaforte del sunnismo, che teme l’ascesa dell’Iran sciita

Ci sono state “linee rosse” invalicabili in questo negoziato sul nucleare iraniano, diceva un diplomatico europeo a Vienna. Le ha imposte la Guida Suprema Ali Khamenei ai suoi negoziatori e anche gli americani hanno le loro ma, a differenza di mediatori iraniani, la diplomazia Usa deve rispondere a tre pressanti controparti diverse che hanno le loro “linee rosse”: un Congresso a maggioranza repubblicana ostile all’intesa, l’alleato israeliano, ferocemente contrario, e quello saudita, roccaforte del sunnismo, che teme l’ascesa dell’Iran sciita. La “linea rossa” di Khamenei è quella di garantire la sopravvivenza del regime, la facciata ideologica della repubblica islamica, bastione dell’anti-americanismo, ma il suo atteggiamento deve anche essere sufficientemente pragmatico per cogliere l’occasione storica di riportare l’Iran a pieno titolo nella comunità internazionale e restituire fiato a un’economia colpita dalle sanzioni. Che Guida Suprema è Khamenei, salito al potere nel 1989 e che ogni tanto i bollettini medici non ufficiali danno per spacciato? Controversa, immensamente meno affascinante dell’Imam Khomeini ma più abile e sfaccettata di quanto si possa captare da fuori, in Occidente. Una personalità complessa che stride con l’immagine ieratica riflessa dalle apparizioni ufficiali. Ali Khamenei non è come l’ayatollah Khomeini il decisore ultimo della repubblica islamica ma il garante di un compromesso tra le diverse fazioni del clero sciita, i Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione, e le molteplici lobby civili e militari che si disputano il controllo del Paese e la distribuzione della ricchezza energetica di una nazione al quarto posto al mondo per riserve petrolifere e al secondo per quelle di gas.
L’atmosfera a Vienna ieri era ottimista ma non idilliaca. Le “linee rosse” erano ancora sul tavolo e forse in queste sta il “giallo” dell’annuncio dell’accordo poi smentito dato dal presidente Hassan Rohani. Il testo e gli annessi erano fatti ma si discuteva della risoluzione delle Nazioni Unite sull’embargo di armi all’Iran. L’obiettivo di Teheran era la revoca dell’embargo con una risoluzione immediata del Consiglio di sicurezza ma gli allegati dell’accordo, secondo alcune indiscrezioni, manterranno alcune restrizioni per un periodo limitato. La linea rossa imposta da Khamenei è che il dossier iraniano non verrà più esaminato alla luce del capitolo 7 della Carta dell’Onu riguardante le “minacce alla pace”. Forse oggi sapremo se la linea rossa della Guida Suprema ha vinto o ha prevalso la diplomazia del compromesso. Ieri, in tarda serata, fonti diplomatiche vicine al negoziato davano un accordo per questa mattina. Staremo a vedere.