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 2015  luglio 13 Lunedì calendario

Ecco chi è Luciano Pezzella, l’agente di polizia penitenziaria che ieri mattina a Trentola Ducenta ha ucciso quattro persone durante una lite per questioni di vicinato. È sposato, ha due figli,lavora nel carcere napoletano di Secondigliano con il grado di assistente, tifosissimo del Napoli e grande appassionato di atletica leggera

Luciano Pezzella, l’agente di polizia penitenziaria che ieri mattina a Trentola Ducenta ha ucciso quattro persone durante una lite per questioni di vicinato, è sposato e ha due figli. Lavora nel carcere napoletano di Secondigliano con il grado di assistente.
Dopo la strage, e dopo essersi consultato con il suo avvocato, si è costituito ai carabinieri del Reparto territoriale di Aversa, guidati dal capitano Daniele Girgenti. Ai militari, e poi al magistrato della Procura di Napoli nord che lo ha interrogato successivamente, ha detto di avere «fatto un macello». Ha quindi ammesso senza riserve le sue responsabilità. L’unico tentativo di difesa è stato nel ripetere a chi lo interrogava che non era sua intenzione arrivare a tanto. Anche quando è uscito da casa con la pistola in mano, ha detto, non aveva intenzione di fare una strage ma soltanto di incutere timore nei suoi vicini con i quali era da tempo in conflitto e aveva appena litigato verbalmente. Una versione che però non ha convinto gli inquirenti, dal momento che dai rilievi tecnici è emerso che Pezzella ha svuotato l’intero caricatore bifilare. Ha quindi esploso quindici proiettili, contando anche il colpo già in canna: troppi, ritengono gli investigatori, per uno che non aveva intenzione di sparare.
Secondo molte delle persone che dopo la strage si sono radunate in via Carducci, e che conoscevano sia l’assassino che le vittime, i loro litigi erano frequenti, e più volte, nel corso delle discussioni, Pezzella avrebbe detto ai suoi vicini «Io vi sparo». Una particolare che però non risulta ai carabinieri, così come non trovano conferma ufficiale nemmeno le voci secondo le quali Michele Verde (ucciso insieme con la moglie Vincenzina, il figlio Pietro e il suo dipendente Francesco Pinestra) avrebbe sporto denuncia per le minacce subite.
Anzi, scavando nel passato di Pezzella, seppure solo nelle prime concitate ora successive alla strage, i carabinieri non hanno riscontrato episodi che facessero pensare a un tipo violento, facile all’ira e al ricorso alla violenza. Anzi, tutto lasciava pensare il contrario. Tifosissimo del Napoli e nostalgico di Cavani, e soprattutto grande appassionato di atletica leggera, sport che pratica partecipando a numerose gare amatoriali. E il suo orgoglio sono sempre stati i trofei conquistati durante le gare interforze tra i corpi di polizia.
Nonostante l’attività sportiva, era però leggermente sovrappeso, e questo, accanto a un viso anonimo ma da brav’uomo, contribuiva a rendere il suo aspetto pacioso e a non fare immaginare nemmeno lontanamente di cosa sarebbe stato poi capace. Anzi, un suo collega della polizia penitenziaria racconta che anche sul lavoro, dove spesso si vivono forti tensioni, lui riusciva a mantenere sempre non solo la calma – cosa che deve far parte dei doveri professionali di qualunque agente di polizia – ma anche il buonumore. E sempre il suo collega racconta che rimase molto colpito dalla scomparsa delle gemelline Alessia e Livia Schepp, nel 2011. Un buono, insomma. Almeno apparentemente.