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 2015  luglio 13 Lunedì calendario

Alla Corte costituzionale non si ha memoria di un’altra emergenza come questa. Il Parlamento in ritardo nella scelta di ben tre giudici, da mesi non riescono a trovare un accordo sui sostituti. Per fortuna gli alti giudici della Consulta stanno per andare in vacanza fino a metà settembre. Altrimenti si ritroverebbero a lavorare con l’incubo che anche una semplice malattia potrebbe far venir meno il numero legale – 11 componenti su 15 almeno – bloccando l’attività del giudice delle leggi

Per fortuna gli alti giudici della Consulta stanno per andare in vacanza fino a metà settembre. Altrimenti si ritroverebbero a lavorare con l’incubo che anche una semplice malattia potrebbe far venir meno il numero legale – 11 componenti su 15 almeno – bloccando l’attività del giudice delle leggi. Alla Corte costituzionale non si ha memoria di un’altra emergenza come questa. Il Parlamento in ritardo nella scelta di ben tre giudici. Un plenum che si riduce a 12 componenti. Da venerdì 10 ha lasciato il suo posto anche Paolo Maria Napolitano, il consigliere di Stato eletto in quota centrodestra nel 2006. Decisioni che, se venissero prese con l’organico pieno, potrebbero essere ben diverse da quelle assunte adesso. Già martedì, quando si terrà l’ultima camera di consiglio prima dello stop, la Corte discuterà, con soli 12 giudici, la delicata questione del blocco degli stipendi pubblici, relatore ed estensore della sentenza la giuslavorista Silvana Sciarra, decisione già assunta due settimane fa, costituzionalità solo per il passato, ma divieto di congelamento per il futuro.
La prossima seduta a Camere riunite per indicare i giudici si terrà giovedì 16 luglio, ma è già scontato che sarà fumata nera. Spiegano che le votazioni – se ne sono svolte già due, il 15 giugno e l’11 luglio – servono “solo per abbassare il quorum”. Niente nomi dunque. Fonti ben informate del Pd assicurano che «prima si deve chiudere la partita delle riforme costituzionali». Poi ci si concentrerà su come dividere i tre giudici che mancano. «I vecchi equilibri sono saltati. Le vecchie attribuzioni non valgono più» dicono le stesse fonti del Pd.
Resta l’anomalia di ben tre posti vacanti. Quello dell’ex vice presidente Luigi Mazzella, designato dal centrodestra, scaduto addirittura il 28 giugno di un anno fa. Mai sostituito, perché il 6 novembre dell’anno scorso, quando fu eletta Silvana Sciarra indicata dal Pd, Forza Italia non riuscì a trovare al suo interno l’intesa su un nome. Saltarono, nell’ordine, l’ex presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà, l’ex avvocato generale dello Stato Ignazio Francesco Caramazza, anche il senatore Donato Bruno. Adesso Forza Italia dovrebbe, sulla carta, avere due giudici, oltre Mazzella anche Napolitano. Uno gliene resterà sicuramente, e Fi potrebbe proporre l’ex componente del Csn Giorgio Spangher. Anche se è insistente il tam tam su una donna.
Sicuramente i berlusconiani dovranno rinunciare anche al secondo giudice. L’idea di Renzi, a maggio prima delle elezioni regionali, era quella di sondare M5S, proprio com’è accaduto per il Csm, dove a novembre, in accoppiata con l’elezione di Sciarra, è stato indicato dai grillini Alessio Zaccaria, poi eletto anche con i voti del Pd. I nomi dei pentastellati sono sempre gli stessi, frutto di una consultazione online dell’anno scorso, l’avvocato Felice Besostri, protagonista delle battaglia contro il Porcellum, e un team di docenti, Silvia Niccolai a Cagliari, Antonio D’Andrea a Brescia, Franco Modugno a Roma.
All’appello manca anche, dal 31 gennaio, il sostituto dell’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella. Un posto in quota Pd. L’attuale presidente della Consulta Alessandro Criscuolo ha più volte sollecitato il Parlamento ad adempiere al suo dovere. Un appello caduto nel vuoto.