13 luglio 2015
Tutto quello che c’è da sapere sull’accordo raggiunto per salvare la Grecia. Dopo un lunghissimo e a tratti drammatico negoziato, è stato approvato all’unanimità dall’Eurogruppo un piano da 82-86 miliardi di euro in tre anni. In cambio Tsipras dovrà far approvare dal suo Parlamento una serie di riforme nel giro di due giorni. Intanto la Bce ha deciso di non aumentare la liquidità d’emergenza e le banche greche rimarranno chiuse
Dopo 17 ore di drammatico negoziato, dalle 16 di domenica pomeriggio alle 9 di lunedì mattina, i capi di stato e di governo dell’eurozona hanno trovato un accordo dell’ultimo secondo per evitare il tracollo della Grecia e una uscita del paese dall’Unione monetaria. I dettagli sono ancora ignoti, ma si tratta di un piano di 86 miliardi di euro di aiuti in tre anni. L’incertezza sulla soluzione della crisi rimane perché il piano non solo dipende dall’approvazione di molte misure impopolari in Grecia, ma richiede anche il benestare di alcuni parlamenti nazionali, e non è scontato [Beda Romano, ilsole24ore.com].
«C’è un accordo» sulla Grecia. L’annuncio lo ha dato il premier belga Charles Michel su Twitter alle 8,38 di lunedì mattina. «L’accordo è stato laborioso e ha richiesto tempo ma siamo soddisfatti: non ci sarà nessuna Grexit», ha detto al termine del vertice dell’Eurozona il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, sottolineando che nell’accordo «non ci sono né vincitori né vinti» [Corriere.it].
«Domani e mercoledì il Parlamento greco dovrà legiferare» sui vari aspetti concordati oggi, «se tutto va bene entro la fine della settimana può essere deciso il mandato per negoziare il sostegno dell’Esm (il fondo salva-Stati, ndr)», ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, dopo il vertice. Proprio i ministri finanziari devono ora discutere di un prestito ponte per fornire subito liquidità alla Grecia, che il 20 luglio deve rimborsare 3,5 miliardi alla Bce [Giuliano Balestreri e Raffaele Ricciardi, Repubblica.it].
«La strada sarà lunga e difficile» ha detto Angela Merkel al termine della conferenza dell’Eurosummit, ma la Cancelliera ha confermato che «l’intesa c’è, questo è un piano A e non serve un piano B», ovvero l’uscita della Grecia dall’euro. Quello che si intende dalle parole della tedesca è che ad Atene tornerà la Troika per supervisionare il programma di salvataggio. Era stato Tsipras a richiedere la sospensione delle ispezioni delle tre istituzioni negli scorsi mesi [Corriere.it].
Questo terzo intervento finanziario a favore della Grecia sarà di 82-86 miliardi di euro in tre anni, di cui 25 miliardi per ricapitalizzare il sistema bancario da subito. I creditori – che, ricordiamo, hanno già prestato alla Grecia circa 240 miliardi di euro – hanno deciso di imporre stringenti condizioni per garantire l’aiuto. In particolare, il governo Tsipras dovrà approvare entro mercoledì 15 luglio una prima serie di riforme economiche [Beda Romano, ilsole24ore.com].
Il calendario concordato con i leader dell’eurozona è questo.
Entro il 15 luglio la Grecia deve provvedere a:
• modifica dell’IVA e ampliamento delle imposte per aumentare i ricavi;
• modifica al sistema delle pensioni in vista di una riforma organica;
• tagli alla spesa pubblica.
Entro il 22 luglio la Grecia deve:
• provvedere all’adozione della riforma del Codice di procedura civile per ridurre i costi della giustizia e accelerare i processi;
• con l’aiuto della Commissione Europea gestire la direttiva sui piani di aiuti per le banche [il Post].
Fubini: «Tsipras sa benissimo cosa deve fare entro mercoledì: far approvare aumenti dell’Iva a tutto campo (inclusa quella su molte categorie di alimenti), un rialzo del contributo sanitario su tutte le pensioni dal 4% al 6% (anche quelle più basse), un nuovo Codice di procedura civile che acceleri i tempi e l’efficienza dei tribunali, la salvaguardia della piena indipendenza dell’ufficio statistico greco Elstat, una clausola per tagliare la spesa in modo «semi-automatico» se non si centrano gli obiettivi di bilancio, la trasposizione immediata della direttiva europea sulla «risoluzione» (cioè la liquidazione) delle banche» [Federico Fubini, Corriere.it].
Oltre all’approvazione immediata di misure urgenti, perché il il piano di salvataggio dell’Esm venga ritenuto valido, l’EuroSummit ha messo nero su bianco che vuole un forte impegno a riforme ampie che risanino il sistema economico e i saldi di finanza pubblica greci, fortemente compromessi dall’ultimo periodo di crisi. Entro il prossimo ottobre bisogna affrontare il nodo del sistema pensionistico (una sentenza della Consulta greca del 2012 ha generato un buco economico); aprire i mercati con un piano di liberalizzazioni (dai traghetti alle farmacie); privatizzare la rete elettrica o trovare misure alternative concordate; rivedere la contrattazione collettiva e allineare il mercato del lavoro agli standard europei; migliorare il sistema finanziario, in particolare per quanto riguarda la gestione dei non-performing loans (i crediti incagliati) e la governance delle banche. Entro il 20 luglio si aspetta anche un piano per la riforma della Pa greca, nell’ottica di una sua maggiore indipendenza dalla politica [Raffaele Ricciardi, Repubblica.it].
I creditori hanno ottenuto poi da Atene la creazione di un fondo nel quale far confluire asset ellenici, da valorizzare fino a 50 miliardi di euro. Questi dovranno servire a ripagare il pacchetto di aiuti dell’Esm: è un piano di privatizzazioni forzato. Sarà un fondo basato ad Atene (e non in Lussemburgo, come sembrava in un primo momento), con un board di gestione da parte di esperti greci, sotto la supervisione delle istituzioni europee. L’EuroSummit ha chiarito che i proventi dalla gestione di questo fondo saranno diretti per 25 miliardi alla ricapitalizzazione del sistema bancario: sembra dunque che le banche prenderanno i fondi dall’Esm e questi verranno restituiti con i proventi delle privatizzazioni. «Il 50% di ogni euro restante (quindi 12,5 miliardi) verrà utilizzato per la riduzione del debito e l’altro 50% (altri 12,5 miliardi) per gli investimenti» [Raffaele Ricciardi, Repubblica.it].
Nel testo dell’EuroSummit si chiarisce che il governo greco dovrà «consultarsi e accordarsi con le istituzioni europee su tutti i disegni di legge nelle aree sensibili, con il giusto anticipo prima che queste vengano sottoposte all’attenzione pubblica o al Parlamento». Alla Commissione Ue è demandato il compito di coordinare il supporto tecnico da fornire alla Grecia per arrivare al programma Esm entro il 20 luglio. In sostanza, si tratta di un ritorno della Troika, seppur sotto altre vesti [Giuliano Balestreri e Raffaele Ricciardi, Repubblica.it].
Ora c’è il rischio di una spaccatura del partito di Tsipras, Syriza, e della sua maggioranza, che raggruppa sinistra radicale e nazionalisti greci. Il quadro è complicato dal fatto che la presidente del parlamento, Zoe Konstatopoulou, un’avvocato di 39 anni, è una delle personalità più intransigenti dell’ala dura. Già venerdì scorso cercò di ostacolare e rallentare il più possibile l’approvazione di un mandato negoziale per il suo governo a Bruxelles, e ora si può contare su di lei per cercare ancora una volta di complicare il percorso interno, già difficilissimo, che aspetta Tsipras nei prossimi due giorni [Federico Fubini, Corriere.it].
Il governo Tsipras si trova comunque in una condizione complicata: il referendum del 5 luglio ha chiaramente respinto le proposte dei creditori internazionali che prevedevano nuova austerità, a quanto pare con misure meno incisive di quelle accordate nelle ultime ore. Ottenere l’approvazione in pochi giorni in Parlamento delle nuove misure con tagli e riduzione di spesa potrebbe essere complicato, senza contare l’impatto sull’opinione pubblica delle ultime decisioni del governo Tsipras. Circolano inoltre le prime dichiarazioni di alcuni esponenti di Syriza, contrari al nuovo accordo [il Post].
Dopo l’approvazione del primo pacchetto, i governi daranno mandato alle tre istituzioni – la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale e la Commissione europea – di negoziare il vero e proprio memorandum. A quel punto, l’accordo definitivo dovrà passare anche da quattro Parlamenti nazionali, tra i quali quello tedesco, per le cui leggi è necessario un passaggio d’approvazione a livello nazionale. Nel frattempo, l’Eurogruppo dovrà discutere di un prestito-ponte, tanto più urgente che le necessità finanziarie greche sono stimate a 7,0 miliardi entro il 20 luglio e altri 5,0 miliardi entro metà agosto [Beda Romano, ilsole24ore.com].
Una volta approvate le prime misure di politica economica ad Atene, la signora Merkel ha confermato che chiederà «con pieno convincimento» al suo Parlamento a Berlino di dare il benestare al negoziato in vista di un memorandum, il terzo in cinque anni [Beda Romano, ilsole24ore.com].
Sul fronte del debito, attualmente al 180% del prodotto interno lordo greco, la cancelliera Angela Merkel ha spiegato in una conferenza stampa a Bruxelles che i creditori saranno pronti a discutere di un suo alleggerimento, con un aumento delle scadenze obbligazionarie e un taglio dei tassi d’interesse, dopo la prima valutazione positiva del programma che verrà effettuata dalle tre istituzioni creditizie. La ristrutturazione del debito, con un taglio del suo valore nominale, è invece fuori discussione [Beda Romano, ilsole24ore.com].
L’altro fronte aperto riguarda il rapporto con la Banca centrale europea. Con le banche ancora chiuse e le possibilità di prelevare contanti limitate a 60 euro (visto che le casse degli istituti sono quasi vuoti), si attende ora la decisione della Bce sul piano di liquidità d’emergenza alle banche greche (Ela): è stato congelato a 89 miliardi in attesa degli sviluppi politici e Mario Draghi, che si è speso per non far saltare il tavolo delle trattative, potrebbe ora tornare a pompare ossigeno nei polmoni degli istituti ellenici. Oggi i governatori si sentiranno in conference call per decidere dell’aumento dei finanziamenti: dalla Grecia si spera in 1,5-2 miliardi di aumento dell’Ela [Giuliano Balestreri e Raffaele Ricciardi, Repubblica.it].
Fubini: «Il rischio è che altrimenti i bancomat in tutta la Grecia smettano di funzionare tra poche ore» [Federico Fubini, Corriere.it].
La Grecia deve però far fronte nelle prossime ore a una serie di scadenze. Il 14 luglio scade un Samurai bond, obbligazione internazionale emessa dallo stato greco nel 1995 e denominata in yen per un controvalore pari a 146 milioni di euro. In questi giorni è attesa anche una nuova decisione della Bce sul meccanismo di emergenza concesso alle banche greche (Ela), confermato nei giorni scorsi a condizioni più severe [il Post].
Ora che Atene e i suoi creditori hanno raggiunto un accordo, è probabile che la Bce manterrà il programma: resta da chiarire se aumenterà il massimale previsto. Il prossimo 20 luglio, inoltre, la Grecia dovrà restituire alla Bce una rata relativa a un precedente prestito che ammonta a 3,5 miliardi di euro ma senza l’erogazione di nuovi prestiti non sarà in grado di fare il pagamento. Una delle opzioni citate dagli analisti è che la Banca centrale europea rimandi la scadenza per permettere alla Grecia di ricevere i finanziamenti necessari [il Post].