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 2015  luglio 13 Lunedì calendario

Dalla Apple all’Eni, è partita la corsa per conquistare il tesoro dell’Iran. L’imminente accordo nucleare di Vienna spianerà la strada per la rinascita dell’economia iraniana, colpita da un decennio di isolamento dai mercati finanziari e commerciali internazionali. Gara per entrare nel nuovo mercato. In settimana sbarcano le aziende tedesche con il ministro Gabriel. L’Italia, con le medie imprese, punta a confermarsi uno dei principali partner commerciali di Teheran

L’imminente accordo nucleare di Vienna spianerà la strada per la rinascita dell’economia iraniana, colpita da un decennio di isolamento dai mercati finanziari e commerciali internazionali. Forte di una classe di consumatori da decine di milioni di cittadini e dotato di una stabilità politica e sociale assai superiore a quella di gran parte dell’area mediorientale, l’Iran potrebbe finalmente diventare un membro a tutti gli effetti del commercio globale, con cui la Repubblica islamica ha avuto, sin dalla fondazione nel 1979, un rapporto spesso subordinato alle numerose crisi politico-diplomatiche con l’Occidente che hanno pure causato ripetuti veti alla richiesta d’adesione di Teheran alla Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto).
LE SANZIONI ALLE BANCHE
La fine delle sanzioni ai danni delle banche iraniane, che ne hanno comportato l’uscita dal circuito Swift e la quasi impossibilità di effettuare transazioni ordinarie tra Teheran e l’Europa, gioveranno in primo luogo allo Stato iraniano, che è attualmente alle prese con il mancato “rimpatrio” di centinaia di miliardi di dollari in proventi petroliferi bloccati in Europa, Cina e India. Il riavvio di rapporti bancari diretti con l’Europa ridarà vitalità all’industria iraniana, che secondo alcune stime è attiva solamente al 70% delle proprie potenzialità a causa delle difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime. Le potenzialità del business iraniano sono ben note. Da mesi si susseguono voci su trattative tra la Apple e possibili rivenditori autorizzati a Teheran per la sinora inesistente importazione diretta dei prodotti della società di Cupertino, che sono, iPhone in testa, ambitissimi dalle giovani generazioni iraniane ma che sono oggi introdotti sul mercato iraniano indirettamente, e con alto sovrapprezzo, da Dubai.
I PARTNER
La Germania, che in anni recenti ha visto il livello delle proprie esportazioni verso l’Iran più che dimezzarsi per scendere a due miliardi di euro, invierà a Teheran questa settimana il proprio ministro dell’economia, Sigmar Gabriel, alla guida di un folto gruppo di imprenditori tedeschi, che include rappresentanti di conglomerati come la Siemens. Con tutta probabilità, Berlino tornerà a contendere all’Italia lo scettro di maggior partner europeo dell’Iran.
La piccola e media impresa italiana, che gode di un’ottima reputazione tra i consumatori iraniani, sarà pure aiutata dalla serie quasi ininterrotta di presenze di rappresentanti di svariate istituzioni, dai ministri degli esteri Bonino e Gentiloni al presidente della Federcalcio Tavecchio, che hanno visitato Teheran sin dall’insediamento di Hassan Rohani nell’agosto 2013 per riallacciare i rapporti in vista della fine delle sanzioni.
All’avanscoperta è andata pure l’impresa italiana con il maggior interesse in Iran, l’ Eni, che ha concluso i propri progetti del Paese mediorientale nel 2001. Secondo il Financial Times, l’Ad dell’ente petrolifero Claudio Descalzi ha incontrato, tra maggio e giugno, il ministro del petrolio Bijan Zangeneh sia all’Opec di Vienna che a Teheran, per discutere nuove collaborazioni nel tuttora ricco settore del gas e del petrolio del Paese mediorientale.
L’E-COMMERCE
Il settore delle startup tecnologiche è un’altra realtà in fermento. L’autarchia digitale degli ultimi anni ha portato all’apparizione di imitazioni ben riuscite dei colossi online occidentali, dirette da giovani creativi usciti dalle migliori università iraniane e desiderosi di mettere il proprio talento a disposizione del mercato domestico. Il portale per il commercio elettronico Digikala, una replica su scala minore di Amazon, ha oggi 800 mila contatti al giorno e un valore da 150 milioni di dollari. Il blocco statale di Youtube, in vigore dall’estate 2009, ha favorito la nascita di Aparat.com, portale “autorizzato” per la condivisione di video. Assieme a Takhfifan, modellata su Groupon, queste startup hanno partecipato a giugno alla conferenza iBridges a Berlino, dove investitori europei e americani hanno tastato il polso di quella che potrebbe diventare la nuova frontiera dell’e-commerce in un Iran ansioso di aprire le porte della propria economia al mondo.