Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 10 Venerdì calendario

Quelli che arrivano in Serie A solo perché sono fratelli di... Kakà s’era portato Digao, Seedorf aveva imposto al Milan il fratello lavapiatti che pesava 100 chili, da ultimo José Mauri ha preteso con sé in rossonero Juan, uno che la scorsa stagione l’ha disputata in terza divisione argentina. Ma dimentichiamo il fratellino di Maradona

Ci sono i portieri, i difensori, i centrocampisti e gli attaccanti. E poi i fratelli.Come? Sì, i fratelli di portieri, difensori, centrocampisti e attaccanti. Quelli che vengono acquistati perché, ma sì dai, trovami un posto pure per lui, poraccio, sta senza una lira. Prendete Juan. Juan è il fratello di José Mauri, neoacquisto del Milan. Ha sette anni e mezzo più dell’ex parmense e l’ultima stagione l’ha disputata nel Tiro Federal, terza divisione argentina. Eppure, ha trovato un contratto con il Milan. «È più tecnico del fratello», dice quel furbacchione dell’agente, Dino Zampacorta, l’uomo che ha scoperto la dinastia Mauri. Ma guarda, più tecnico, e non potevano prendere direttamente Juan? «Diciamo che... ha meno intensità». Ma sì, perché pensar male. O no? «Mi sarebbe piaciuto ottenere tutto questo per miei meriti, non per una furbata dell’agente di mio fratello», ha detto Juan. Non ti buttare giù...
Fatto sta che la storia è ricca di «fratelli di», gentaglia che il pallone l’avrebbe visto solo in fotografia se non fosse stato per consanguinei di fama. Persino il più grande di tutti, Diego Armando Maradona, una sistemazione l’ha trovata per il fratellino Hugo. Mentre il Pibe era a Napoli, fece pressioni su mezza Serie A perché qualcuno si beccasse la patata bollente: «Diventerà più forte di me». Se lo cuccò l’Ascoli, per 13 non memorabili presenze. Quando non giocava, Diego trasecolava: «Ma perché non va in campo?». Per farlo, Hugo finì in Giappone, santificato più dal cognome che dal talento.
Più recente il caso Kakà e fratello Digao al seguito. Dopo lo scudetto 2004, il brasiliano era coccolatissimo al Milan: se solo avesse voluto, gli avrebbero dedicato San Siro. Si accontentò di chiedere alla dirigenza di prendersi in carico Digao. Prima il vivaio e un prestito al Rimini, poi la grande chance in rossonero: tre presenze, una in A, due in Coppa Italia, nessuna vittoria. Gli fecero un contrattone infinito, tanto che, mentre Kakà faceva ciao ciao in direzione Madrid, Digao era ancora alle dipendenze del Milan. Dopo aver fatto la comparsa nei Ny Red Bulls due anni fa, Digao attualmente sta cercando squadra.
Il posto d’onore, però, lo merita Clarence Seedorf, che quando vuole sa essere più fastidioso di un testimone di Geova la domenica mattina all’alba. Si è preoccupato di plasmare la carriera di suo fratello Chedric, facendolo crescere nei settori giovanili diAjax, Real Madrid e Inter, negli stessi periodi in cui ci giocava. Non contento, gli piangeva il cuore per Harvey Esajas, il giocatore che, a suo dire, era «il più talentuoso delle giovanili dell’Ajax». Nessuno si filava il povero Harvey, tant’è che s’era messo, pur di campare, a fare il lavapiatti. Così, nel 2004, Seedorf  lo consiglia al Milan: Esajas non si allena da tre anni, pesa 100 chili e tutto sembra tranne che un calciatore. Ma che sarà mai, arriva lo stesso al Milan:è incredulo, dice che gli basta giocare un minuto in rossonero. E invece il ragazzo sfonda: di minuti ne gioca cinque, in un match di Coppa Italia del 2005 contro il Palermo, e a fine partita piange dalla commozione. Un successone che verrà premiato con 4 apparizioni con Legnano e Lecco.
Legnano da cui era passato pure il mitico Chedric, che poi era finito ai margini del Pizzighettone: ma non arrivava dal Real e dall’Inter? E allora dai, Clarence, dagli una mano. Tesserato dal Milan, olè. E poi di corsa al Monza, club di cui Seedorf è diventato proprietario e dove fa arrivare pure il cugino Stefano.
Il nome conta, pura verità. Il Renate ha appena acquistato Evans Kondogbia, fratello del neoacquisto nerazzurro, il Pescara per un breve periodo ha avuto in organico Mathieu Pogba, Enoch Balotelli è diventato un punto fermo del Vallecamonica. E allora, se volete giocare in A, non allenatevi: studiate l’albero genealogico.