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 2015  luglio 10 Venerdì calendario

Addio al vitalizio, ma solo per 18 parlamentari. Tra loro Dell’Utri, Cecchi Gori, Di Donato, De Lorenzo e Berlusconi (che però non lo ha mai percepito). Come stabilito, non pagano invece pegno i condannati in via definitiva per reati con pena minima inferiore a sei anni. E dunque si salva chi si è macchiato per abuso d’ufficio o voto di scambio. Un taglio che farà risparmiare 812.964 euro ma gli ex costano 230 milioni l’anno

Tanto rumore per (quasi) nulla. Gli uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, dopo lunga riflessione e minuziosa istruttoria, revocano diciotto vitalizi sui duemilaquattrocento attualmente pagati dallo Stato agli ex onorevoli. I più noti parlamentari colpiti sono Silvio Berlusconi ( con un vitalizio mai percepito di circa 8 mila euro al mese), il suo storico braccio destro Marcello Dell’Utri (4.985), Vittorio Cecchi Gori (3.408), l’ex deputato e vicesegretario socialista Giulio Di Donato (4.035) e l’ex ministro liberale Francesco De Lorenzo (4.013). Come stabilito, non pagano invece pegno i condannati in via definitiva per reati con pena minima inferiore a sei anni. E dunque si salva chi si è macchiato per abuso d’ufficio o voto di scambio.
Basta un primo, sommario conto per capire che quello delle Camere è solo un “buffetto”. I diciotto vitalizi revocati (a dieci deputati e otto senatori) faranno infatti risparmiare 812.964 euro (364.224 al Senato, 448.740 alla Camera) su un totale di 230 milioni spesi ogni anno per gli “ex”. Non che la misura mirasse esclusivamente al risparmio, ma resta il fatto che aver alzato la pena minima per la revoca del vitalizio ha ristretto notevolmente la platea degli esclusi dall’assegno.
Oltre ai nomi già citati, la ghigliottina cala sugli ex senatori Pasquale Squitieri (regista eletto nelle file di Alleanza nazionale), Antonio Franco Girfatti (3.408 euro al mese), Giorgio Moschetti, Vincenzo Inzerillo (condannato per concorso esterno) e Franco Righetti. E per i deputati Massimo Abbatangelo (missino condannato per detenzione d’esplosivo), Giancarlo Cito (2.139), Robinio Costi, Massimo De Carolis, l’ex segretario e ministro del Psdi Pietro Longo, Raffaele Mastrantuono, Gianstefano Milani, Gianmario Pellizzari.
Resta invece in piedi la questione dei parlamentari ultraottantenni. Sono 604 gli ex parlamentari che percepiscono un vitalizio e che, in forza di una norma di epoca fascista, hanno un casellario giudiziario “pulito”. Impossibile, per gli uffici, sapere ufficialmente quali condanne abbiano e dunque eventualmente applicare la revoca del beneficio. Almeno per ora, visto che la platea potrebbe allargarsi dopo l’accertamento richiesto alla Cassazione dai presidenti Grasso e Boldrini. Quest’ultima intanto promette: «L’impegno continua».
Per arrivare al “taglio” l’ufficio di presidenza del Senato ha affrontato momenti di tensione. Dopo tre ore di discussione, Pd Sel e Area popolare si sono espressi a favore, mentre Forza Italia non ha partecipato al voto, schierandosi con l’ex Cavaliere. Contrari alla misura anche Lega e Movimento cinque stelle, ma per le ragioni opposte: l’intervento – sostengono – è solo una «farsa» e meglio sarebbe abolire i vitalizi. Stessa linea dell’Idv. E proprio in questo senso va la proposta di legge depositata ieri dal democratico Matteo Richetti: «Basta con i pannicelli caldi».