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 2015  luglio 10 Venerdì calendario

I miliardi di aiuti? Solo il 10% è andato al popolo greco. Il rapporto del Comitato sul debito: tutti i soldi finiti alle banche e per gli interessi sui prestiti

Quando Alexis Tsipras lo ha detto nell’aula dell’Europarlamento, a molti è sembrato inaccettabile. “I soldi arrivati in Grecia sono serviti a salvare le banche, non il popolo”. Una lesa maestà per un consesso che ha professato una fede infinita nel valore sacro del debito. Eppure, ieri, il Sole 24 Ore ha dovuto ammettere, sia pure a malincuore, la stessa cosa: “Nessuno può escludere che nel ragionamento sugli effetti-contagio del fallimento greco possano aver pesato preoccupazioni relative alla tenuta del sistema bancario europeo”, si legge nell’editoriale di Giampaolo Galli.
Molto più chiaro, invece, è il rapporto preliminare del Comitato per la verità sul debito pubblico, costituito in Grecia dalla presidente del Parlamento, Zoe Kostantoupoulou e coordinato da Eric Toussaint, fondatore del Cadtm belga.
L’inizio della fine: prima dell’arrivo di Bce, Ue e Fmi
Il rapporto offre una lettura molto interessante del debito greco e di come i vari salvataggi abbiano favorito le banche più che i cittadini ellenici. Schede, grafici, tabelle dettagliate mostrano un quadro il cui esito, per il Comitato, è la richiesta dell’annullamento della parte del debito greco definito “odioso”, “illegittimo” e “insostenibile”. Un’ipotesi che ha animato gran parte del dibattito di Syriza e che, va ricordato, era contenuta nel programma di Salonicco con cui Tsipras ha vinto le elezioni.
L’analisi comincia da “prima della Troika” esaminando gli anni che vanno dal 1980 al 2007, quando il rapporto tra debito e Pil passa da poco più del 20% al 103%. “Contrariamente a quanto proclamato la spesa pubblica greca non spiega la crescita del debito”. Non è vera, cioè, la retorica dei greci spendaccioni, a eccezione della spesa militare. Da questa voce, l’unica fuori controllo che arriva al 3% del Pil contro la media dell’1,4% in Europa, provengono circa 40 miliardi di aumento del debito. Il grosso dell’incremento, però, proviene dal cosiddetto “effetto-valanga”, cioè la spesa per interessi che ha generato un impennata di 88 miliardi di euro. 30 miliardi, invece, sono l’effetto di minor tasse incamerate per la fuga di capitali all’estero (il deflusso è stimato in 200 miliardi tra il 2003 e il 2009), come dimostrato anche dallo scandalo LuxLeaks che chiama in causa alcuni colossi dell’industria nazionale. Ma pesa anche la riduzione della contribuzione sociale scesa a un’incidenza del 34% contro la media del 40% che vige nell’eurozona.
La valutazione del Comitato è che la crescita del debito tra il 1980 e il 2007, è composta per due terzi dall’effetto-valanga e dalla fuga di capitali mentre solo un terzo dipende dall’aumento di spesa in cui è decisiva quella militare caratterizzata dalla corruzione e dal ruolo dei fornitori francesi e tedeschi.
Vantaggi, ma per gli istituti di credito
Questa dinamica, combinata con alti tassi di inflazione, ha reso i tassi di interesse dei titoli di Stato greci molto appetibili con un afflusso di capitali privati straordinario. Il debito privato sale dal 74,1% del Pil nel 2001 al 129,1% nel 2009. In quest’anno l’esposizione delle banche private, greche ed europee, arriva a 140 miliardi di euro. La parte del leone la fanno le banche tedesche e francesi, le prime esposte per 60 miliardi e le seconde per 35.
Quando la crisi si acuisce la paura che quegli investimenti diventino insolvibili produce il miracolo. Con i salvataggi (bailout), da 110 e 130 miliardi, viene permesso alle banche “di ridurre la loro esposizione in bond greci trasferendo il rischio ai creditori multilaterali e bilaterali”. Tale esposizione si riduce drasticamente da 140 miliardi del 2009 a poco più di 20 miliardi del 2014. Anche le banche greche riducono la propria esposizione verso il settore pubblico da 45,4 miliardi del 2009 ai 23,9 del 2011.
La ristrutturazione del debito si completa nel 2012 con il sostegno al riacquisto di bond da parte della Bce. Circostanza in cui si consumano anche formidabili speculazioni come quella dell’hedge fund Third Point of Dan Loeb che, avendo acquistato bond greci a 17 centesimi li rivende a 34, guadagno la bellezza di 500 milioni di euro.
La percentuale di bond rispetto a un debito arrivato a 317,94 miliardi nel 2014 (177% del Pil) passa da 91,12 a 20,69% mentre la quota di crediti sale dal 5,21% al 73,06% del 2014
Ai cittadini sono finite solo le briciole
“La maggior parte dei crediti ricevuto dai salvataggi” si legge ancora nel rapporto, “sono stati usati per ripagare debiti esistenti. Solo il 10% del programma di bailout è servito a finanziare il bilancio pubblico”.
La tabella pubblicata è eloquente: su 243,2 miliardi di aiuti ricevuti, 112,5 sono serviti ad ammortizzare debito a corto termine, 48,2 sono andati alla ricapitalizzazione delle banche, 34,5 alla ricontrattazione del debito con il settore privato e solo 24,6 miliardi sono serviti a necessità di bilancio. Il popolo greco quei soldi li ha visti solo in cartolina.