il Fatto Quotidiano, 10 luglio 2015
Ricordate la sbornia di docce gelate che, l’estate scorsa, ebbe il merito di accendere i riflettori sulla Sla e il demerito di svilire la beneficenza a esibizionismo? Adesso, un anno dopo, Maccio Capatonda posta un video per l’Ice Bucket Challenge, dove subito spunta alla sua sinistra il fedele compagno di cazzeggio Herbert Ballerina: «Ma che fai? Che fai? È passato più di un anno, non è più di moda la Sla». Maccio è allibito: «Che vuol dire? È una malattia la Sla, come non è più di moda?». Capito il concetto?
Ciao a tutti, sono Maccio Capatonda e finalmente anch’io ho deciso di fare una donazione attraverso l’Ice Bucket Challenge”. Comincia così il nuovo video dell’artista-regista abruzzese. Lo ha postato l’8 luglio e, dopo un solo giorno, ieri sera aveva più di 150 mila visualizzazioni.
È passato un anno dalla sbornia di docce gelate che, l’estate scorsa, ebbe il merito di accendere i riflettori sulla Sla e il demerito di svilire la beneficenza a esibizionismo.
Ovviamente, all’apice del suo successo (oggi un po’ sbiadito), anche Matteo Renzi cavalcò l’onda. Prima consegnò ai posteri l’immagine esteticamente drammatica della sua silhouette bagnata, poi – dopo aver esortato i direttori di tivù e giornali a “non parlare di Sla solo in queste occasioni” – tagliò coerentemente i fondi per la ricerca (salvo poi ripensarci, a seguito delle critiche grandinategli addosso). Un anno dopo, di quella solidarietà a favore di telecamera, è rimasto poco. E Maccio Capatonda, puntuale, affonda il suo bisturi molto surreale e poco demenziale sull’ipocrisia. Il suo Ice Bucket Challenge arriva tardi, quando ormai non frega più nulla a nessuno.
Nel video, di neanche un minuto e mezzo, spunta alla sua sinistra il fedele compagno di cazzeggio Herbert Ballerina: “Ma che fai? Che fai? È passato più di un anno, non è più di moda la Sla”. Maccio è allibito: “Che vuol dire? È una malattia la Sla, come non è più di moda?”. Herbert gli ribadisce che ormai è tardi, che deve trovare un’altra scusa per farsi la doccia. Maccio allora ci prova: “L’Ebola”, ma è tardi pure per quello; “I diritti degli omosessuali, quelli dell’arcobaleno”, ma non funzionano più neanche loro; “La Grecia che sta vivendo un periodo gravissimo”, ma in fondo ha già stancato pure Tsipras. Così, spazientito, Maccio sbotta: “Senti, fa caldo!”. E si rovescia il secchio in testa, di fronte all’amico allibito. “E fammi fa’ sta cosa, la sto facendo perché fa caldo! Sto a mori’ di caldo!”.
Quindi l’appello finale, cinicamente geniale: “Donate contro il caldo. Il caldo ci sta rovinando. Donate!”. E se ne va. Qualcuno dirà che Maccio Capatonda ha esagerato: che quella moda, un anno fa, un po’ di soldi e attenzione li ha portati. Vero.
Come lo è il fatto che, nel video, Capatonda non ce l’ha certo con chi combatte ogni giorno contro la Sla, quanto con chi usa qualsiasi pretesto – ma proprio qualsiasi – pur di apparire e, magari, aumentare il proprio consenso. Cioè tornaconto.