Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  luglio 10 Venerdì calendario

Due cittadini israeliani sono a Gaza e il premier Netanyahu ne pretende la restituzione ma Hamas tace, chiedendo prima di «riavere i nostri prigionieri». I due israeliani hanno attraversato il confine spontaneamente. Trattative in corso per Avraham Mangisto, 28 anni, di origine etiope, e un arabo-beduino, il cui nome non è stato rivelato

Israele e Hamas duellano nell’anniversario dell’ultima guerra: due cittadini dello Stato ebraico sono Gaza e il premier Netanyahu ne pretende la restituzione ma Hamas tace, chiedendo prima di «riavere i nostri prigionieri». Il braccio di ferro fra arcinemici conferma l’esistenza di trattative segrete negli ultimi mesi.
I due israeliani a Gaza hanno attraversato il confine spontaneamente. Avraham Mangisto, 28 anni, di origine etiope, lo scorso 9 settembre lasciò Ashkelon varcando la frontiera sulla spiaggia, ignorando i moniti dei soldati e confermando una debolezza mentale per la quale era in cura. L’altro israeliano è un arabo-beduino – il cui nome non è stato rivelato – che lavorando nelle serre di Erez ha superato il confine finendo nelle mani di Hamas. La loro presenza a Gaza è stata svelata da Khaled Mashaal, capo politico di Hamas all’estero, che in un’intervista ha detto «abbiamo due israeliani e due salme» ovvero i corpi dei soldati Goldin e Shaul caduti nell’operazione «Margine Protettivo». La rivelazione di Mashaal ha spinto Israele a far cadere il segreto sui due cittadini ed il ministro della Difesa Moshe Yaalon ha reagito: «Sono nelle mani di Hamas, ne risponderanno». Per il presidente israeliano Reuven Rivlin «è una questione umanitaria» e Netanyahu assicura: «Facciamo di tutto per riportarli a casa». Ma Hamas con Mahmoud Zahar, leader di spicco nella Striscia, ribatte: «Non diremo nulla sui due israeliani fino a quando il nemico non libererà i nostri leader che scarcerò nel 2011 in cambio di Gilad Shalit ma poi ha riarrestato». Il riferimento è a circa 80 militanti che Israele ha ricatturato durante «Margine Protettivo» – sui 1000 liberati per riavere Shalit – di cui a Gaza pretendono la consegna. L’ala militare di Hamas, Izzadin al-Qassam, diffonde il video «La liberazione dei nostri prigionieri è questione di tempo» a conferma del tentativo di ottenere uno degli obiettivi della guerra del 2014. La vicenda si sovrappone al negoziato, finora segreto, fra Hamas e Israele sull’ipotesi di una tregua prolungata.
I contatti, tramite Qatar e Turchia, hanno preso in esame l’apertura di un porto di Hamas a Cipro ma adesso tutto torna in forse per il duello sui «prigionieri». Fonti israeliane affermano che Mashaal avrebbe rivelato l’esistenza dei due israeliani per sollevare l’opinione pubblica contro Netanyahu, come fu per Shalit. Ma l’impatto è diverso perché non sono soldati e, nel caso di Mangisto, non è chiaro dove sia. Fonti di Hamas affermano che dopo essere stato «interrogato» e «rilasciato» avrebbe scelto di «non tornare in Israele»: potrebbe essere nelle mani di Isis o Jihad islamica, oppure aver raggiunto il Sinai per dirigersi in Etiopia.