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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

Quegli zombie nel ventre di Londra. Sull’onda del successo di Walking Dead, e di tutte le serie tv collegate, spopola non solo tra turisti la guerra ai cadaveri ambulanti. Tutto si svolge nel bunker 51 a Greenwich: ci si veste e ci si addestra da combattenti. E alla fine si esce diversi

Grida animalesche, spari da dietro al camion, un uomo col volto maciullato che all’improvviso si rialza, tante gambe che cercano riparo. È così che l’attrazione Zombie Experiences fa il tutto esaurito. È curata nei minimi dettagli e dura abbastanza da far dimenticare il mondo esterno. Il luogo è il Bunker 51, nel ventre di Greenwich, migliaia di metri quadrati al buio, sotto al Tamigi. Qui lavorano zombie e squadra militare, tutti attori professionisti. A turni di venti nei weekend, turisti e non, pagano dai 100 euro in su per immergersi nel post-Apocalisse e gli affari vanno benissimo, proporzionalmente al fenomeno Walking Dead, serie record giunta alla sesta stagione, e al successo dei suoi surrogati Z Nation, In The Flesh, The Fades, dove recitava Jason Bostridge, che qui nel rifugio antiatomico è il dottore alle prese con l’antidoto all’epidemia. Dietro le quinte, spiega: «È come fare un corso di antropologia e sociologia. La gente si appassiona non solo per gli zombie, ma per le relazioni che nascono fra chi li combatte, quando la società che conosciamo va in pezzi e si scopre che il vero nemico dell’uomo è l’uomo».
LA STORIA
Tutto inizia con un’ora e mezzo di addestramento. Ci si dota di maschere, tute, fucile ad aria compressa e mitra al laser. Nello scantinato si fa training fisico e tiro al bersaglio, per perdere inibizione e senso del tempo e della realtà. Un giro nel laboratorio per vedere gli zombie in cella e, quando ci si sente al sicuro, succede il finimondo. Il copione distingue questo evento dagli altri, tenuti nei boschi o nei centri commerciali inglesi. Non è un gioco sparatutto. Ha una storia intrigante e i più increduli e spavaldi, dopo cinque ore sottoterra, si calano facilmente nell’azione più vicina possibile a Resident Evil. Nel camerino gli attori si preparano con protesi e litri di sangue finto. Si caricano ascoltando musica metal e sono pronti a qualsiasi evenienza, anche ad essere presi a calci e pugni da giocatori che reagiscono d’istinto allo spavento. Non c’è niente che possa preparare a questo impatto. Racconta Samuel Merry, il sergente Reaper: «Viene gente che si prepara davvero si rotola a terra in stile Vietnam. Lupi solitari come il ragazzo che non ne voleva saperne di uscire e ha detto: «Questo è il mio destino». Coppie che si regalano un morso per San Valentino, persone che ci chiedono di essere trasformate, gruppi di amici, e celebrità come RJ Mitte, il Walter White Jr. di Breaking Bad, appassionato di morti viventi. O colleghi di lavoro in cerca di collante. Ricevono ordini dal commando anti-zombie e fanno squadra. Arrivano distaccati, se ne vanno via uniti. Si chiama team building».
Dispersi nel bunker, fra urla e echi di passi, si combatte il mostro, si prende fiato e luce solo nel quartier generale, se si riesce a ritrovarlo, e si affrontano colpi di scena. Dopo cinque lunghe ore che trascorrono velocissime, non ci sono vincitori, solo sopravvissuti.