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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

Un doppio hurrà per Oscar Giannino, che a Ballarò, di fronte a una Giorgia Meloni che parlava della miserevole condizione del popolo greco con accenti simili a quelli che avrebbe potuto avere Rosa Luxemburg, è insorto ricordandole che, vivaddio, la destra avrebbe il dovere, almeno ogni tanto, di ricordarsi di essere di destra. E dunque un poco più rispettosa delle banche, delle regole del capitalismo, della non remissibilità a oltranza dei debiti pubblici e privati, eccetera

Un doppio hurrà per Oscar Giannino, che a Ballarò, di fronte a una Giorgia Meloni che parlava della miserevole condizione del popolo greco con accenti simili a quelli che avrebbe potuto avere Rosa Luxemburg, è insorto ricordandole che, vivaddio, la destra avrebbe il dovere, almeno ogni tanto, di ricordarsi di essere di destra. E dunque un poco più rispettosa delle banche (che Meloni definisce “usurai” e Giannino sa essere anche sede del risparmio di milioni di famiglie), delle regole del capitalismo, della non remissibilità a oltranza dei debiti pubblici e privati, eccetera. Va bene che Meloni appartiene a quello schieramento che nei suoi recessi meno nobili coltiva il mito del complotto plutogiudomassonico; ma è pur sempre tra i leader più visibili (e più visti) del sedicente centrodestra, la mitica casa di tutti i moderati che dovrebbe avere il compito, tra gli altri, di salvare l’Italia e l’Europa dalle sinistre demagogiche e assistenzialiste. È la stessa confusione che, all’altro capo della politica, vede socialdemocratici tedeschi mutarsi in esattori spietati dei greci insolventi, e giovani renziani vestiti da broker ribadire punto per punto le buone regole del libero mercato. Un gran casino, con rispetto parlando, che potrebbe forse leggermente chiarirsi, e svelenirsi, se ognuno provasse a fare la propria parte. La sinistra a chiedere soldi per il popolo, la destra a rispondere che il popolo deve meritarseli, i soldi. Poi ognuno decide da che parte stare.