Corriere della Sera, 9 luglio 2015
La giraffa è a serio rischio estinzione, ma nessuno sembra preoccuparsene. Perché? Una delle ragioni forse è l’estrema diversità della giraffa, quell’architettura anatomica da animale immaginario che insieme ce l’avvicina e ce l’allontana: cuore e cervello distanti tre metri. Poi l’andatura allampanata, quella calma e flemma, che la fa apparire timida e schiva
Molti grandi mammiferi sono a rischio, con popolazioni in declino o sull’orlo dell’estinzione. Azioni di salvaguardia sono intraprese per gorilla, orango, scimpanzé – nostri parenti stretti – o per simboli di wildness come le tigri, i leoni e i ghepardi, o ancora per gli elefanti e le loro famiglie allargate con a capo la matriarca. Sempre più gente partecipa ed è in pena per il destino di questa fauna. Siamo consapevoli che in un futuro non lontano di queste specie vedremo soltanto esemplari in cattività, fatti nascere ed allevati con ogni cura, ma via via sempre più lontani dalla selvaticità. Eppure in questo diffuso sentire, ci sono specie che sfuggono all’attenzione e delle quali, per qualche ragione, ci preoccupiamo meno. È la denuncia fatta dalla Cgf (Giraffe conservation foundation) che lancia un preciso allarme sullo stato di conservazione della giraffa. La consistenza delle popolazioni è diminuita del 40%, ma l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) non colloca la giraffa nel livello reale di rischio in cui si trova la specie, come del resto mondo scientifico, istituzioni e associazioni varie sembrano non porsi il problema della giraffa. Ha quasi il sapore della discriminazione. Perché? Una delle ragioni forse è l’estrema diversità della giraffa, quell’architettura anatomica da animale immaginario che insieme ce l’avvicina e ce l’allontana: sette metri in altezza con la testa lassù a brucare foglie d’acacia. Cuore e cervello distanti tre metri. E poi gambe divaricate per bere, per partorire. Da due a cinque piccole corna vellutate sulla testa, la maculatura del mantello con macchie diverse per ogni individuo. Un animale straordinario, che non dimentichi, ma un po’ irreale, più da guardare che da scoprire. Poi l’andatura allampanata, quella calma e flemma – soltanto apparenti, badate bene – che la fa apparire timida e schiva. Infine anche la storia poco significativa del suo rapporto con l’uomo la tiene un po’ fuori dai nostri pensieri. Animale troppo delicato e difficile per essere trasportato ed esposto nelle fiere medievali. Nessuna utilità nel lavoro e priva di un’aggressività da esibizioni in arene. Insomma un animale da cartolina con tramonto sul Serengeti? Può darsi, ma almeno cerchiamo in ogni modo di conservare questa bellezza.