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 2015  luglio 09 Giovedì calendario

«Mia moglie? Una donna limpida, non aveva dei segreti. Su di lei circolano troppe falsità. Nessuno poteva avercela con lei. È impossibile». Parla il marito di Maria Luisa Fassi, la tabaccaia di Asti uccisa con 45 coltellate

Nel giorno in cui l’autopsia rivela che Maria Luisa Fassi è stata uccisa con 45 coltellate, parla il marito della vittima. Arriva davanti alla camera mortuaria con un passo incerto, ondeggiante, quasi a voler rimandare, anche di pochi secondi, l’ingresso in quel corridoio gelido di realtà. Da sabato mattina, in cui sua moglie è stata portata in fin di vita all’ospedale dove poi è morta, Valter Vignale ha scelto di non parlare. Fino ad oggi.
Perchè ha cambiato idea?
«Ho sentito troppe falsità, ipotesi fantasiose che offendono il ricordo di una donna meravigliosa. Limpida come l’acqua che sgorga dalle montagne, un libro aperto, non una donna che aveva dei segreti».
A cosa si riferisce in particolare?
«Non voglio perdere tempo a parlarne. Quello che mi interessa adesso è far sapere, a chi non la conosceva, che persona meravigliosa fosse Maria Luisa».
Che idea si è fatto di quanto è successo? Chi poteva avercela con sua moglie da ucciderla con tanta ferocia?
«Nessuno poteva avercela con lei. È impossibile. Ero io quello “cattivo” tra i due».
In che senso?
«Ero quello che si lamentava quando un cliente trasandato e sporco entrava in tabaccheria a chiedere qualcosa. Lei mi riprendeva e gli sorrideva. Trattava tutti allo stesso modo, accoglieva con quel sorriso infinito e sincero chiunque entrasse, dallo straccione al medico».
Come mai non aveva installato delle telecamere, come fanno quasi tutti i tabaccai?
«....Come mai.. Eh, già...Come mai?».
Ripete quelle parole per tre volte, finchè non gli si fermano in gola e le lacrime le liberano rigando quegli occhi già gonfi da un pianto sfinito.
«Questo è il mio rimorso, il peso che dovrò portarmi addosso per sempre. Ci avevo pensato tante volte, poi non l’ho mai fatto. Pensavamo non fosse necessario».
Avevate però un servizio di vigilanza notturna.
«Sì. Quello sì. Poi ho scelto, fin dall’apertura, otto anni fa, di non installare slot machine proprio per evitare che ci fossero “giri strani”».
Ha mai subito una rapina?
«Una volta hanno tentato di rubare delle stecche di sigarette dalla macchina. Con mia moglie avevamo detto: in caso di rapina diamo tutto ciò che chiedono e basta».
Sua moglie era molto religiosa, da sempre. Ultimamente, però, sembra che lo fosse ancora di più. Andava tutti i pomeriggi a pregare nel Santuario degli Oblati di San Giuseppe, lontano dalla parrocchia di Tanaro dove andava a messa con lei la domenica.
«Sì, lo sapevo che andava lì nel pomeriggio. Aveva scoperto quella piccola chiesetta, così intima».
Le ha mai chiesto il motivo di questa frequentazione diventata così assidua nelle ultime settimane? Magari aveva qualcosa che la tormentava?
«Me l’hanno già chiesto i carabinieri».
Immagino. E lei cos’ha risposto?
«Il motivo è molto più semplice di quello che voi possiate pensare. Nostra figlia Agnese quest’anno ha sostenuto l’esame di maturità. Maria Luisa era agitata, come tutte le mamme, e faceva una preghiera per lei».
Poi cerca nella tasca, estrae una fede. Da donna. E la avvicina alle labbra.
«Lunedì avremmo festeggiato il nostro ventinovesimo anno di matrimonio».
Come l’ha conosciuta?
«È la donna che ho sempre amato, fin da ragazzo. L’avevo vista da lontano e avevo fatto di tutto per conoscerla. Quando lei mi ha confessato di ricambiare il mio amore, mi sono sentito la persona più fortunata della terra. E lo ero davvero. Non so come farò a vivere senza di lei».
Qual è il ricordo più bello che ha di sua moglie?
«Il suo sorriso sincero, quasi da bambina. E sono sicuro che quando il suo assassino è entrato in tabaccheria, lei lo ha accolto così».
Gli ha sorriso?
«Sì. Non ho dubbi. Con quel suo “Buongiorno” che le illuminava lo sguardo e mi riempiva il cuore».