Corriere della Sera, 8 luglio 2015
Se chiami un programma “Il grande bluff” devi stare molto attento che non ti si ritorca contro. Barba incolta, piglio pervicace, scuola Gabanelli, Alberto Nerazzini mescola giornalismo investigativo, narrazione e documentario. Gli manca solo la divisa della Guardia di Finanza, poi sarebbe perfetto
Occhio ai titoli! Se chiami un programma «Il grande bluff» devi stare molto attento che non ti si ritorca contro, a partire dai comunicati stampa. Sul sito di Raitre si legge: «“Il grande bluff” propone un format e un linguaggio nei quali il giornalismo investigativo si mescola con la narrazione e il documentario». Urca! Che abbiano inventato un format nuovo che si chiama inchiesta? E chi è il genio?
Barba incolta, piglio pervicace («complimenti per la sua pervicacia», si complimenta ironicamente un intervistato), scuola Gabanelli, Alberto Nerazzini si butta nella giungla dei paradisi fiscali, un intrico internazionale dove convivono imprenditori, grandi corporation, criminalità organizzata, avvocati e commercialisti compiacenti. Pare che il giro d’affari tocchi i 30.000 miliardi. Molti nostri connazionali, in barba al Fisco, trovano mille modi per evadere le tasse (lunedì, ore 21.10).
Nerazzini ha in mano la famosa lista Pessina (veramente le liste sono più di una). Nel pc dell’avvocato svizzero Fabrizio Pessina, arrestato a febbraio del 2009 nell’inchiesta sulle bonifiche dell’area milanese di Montecity-Santa Giulia, gli agenti della Guardia di Finanza trovarono la chiave per ricostruire un giro di presunte false fatturazioni.
Insieme allo stesso Pessina e a due commercialisti, Mario Merella, marito di Marcella Bella, e Siro Zanoni (accusati di associazione a delinquere e riciclaggio), finirono nel registro degli indagati i titolari di almeno 76 società. Infilandosi a presentazioni di libri, suonando citofoni, cercando indirizzi fantasma, Nerazzini cerca di ricostruire la mappa del tesoro. Peccato sia off shore, quasi impossibile da trovare.
Il fatto è che questo nuovo format che mescola giornalismo investigativo, narrazione e documentario ti lascia un grande amaro in bocca. Sembra che tutti l’abbiano sfangata, in un modo o nell’altro. Che i soli fessi siamo noi. A Nerazzini manca solo la divisa della GdF, poi sarebbe perfetto.