Corriere della Sera, 8 luglio 2015
L’ex segretario al Tesoro Usa Timoty Geithner ha scritto che alcuni personaggi politici europei avrebbero chiesto a Washington di aiutarli a sbarazzarsi di Berlusconi. Sono quindi vere le accuse lanciate dal Cavaliere di un complotto contro di lui nell’autunno 2011? Risponde Sergio Romano
Ho letto in un blog di lingua inglese che l’ex segretario al Tesoro americano Timoty Franz Geithner ha affermato che alcuni personaggi politici europei avrebbero chiesto a Washinton di aiutarli a sbarazzarsi di Berlusconi. Sono vere, allora, le accuse lanciate da Berlusconi di un complotto contro di lui, dopo le sue dimissioni da premier?
Federica Casali
Milano
Cara Signora,
La frase è tratta da un libro che Geithner, segretario del Tesoro nell’amministrazione di Barack Obama durante il suo primo mandato presidenziale, ha pubblicato un anno fa (Stress test. Reflections on financial crises, Prove di tensione, riflessioni sulle crisi finanziarie). Eccola: «A un certo punto, quell’autunno (del 2011, ndr), alcuni “European officials” ci hanno avvicinato con un progetto per indurre Berlusconi a dimettersi; volevano che rifiutassimo di approvare i prestiti del Fondo Monetario Internazionale all’Italia sino al giorno in cui sarebbe uscito di scena. Parlammo al Presidente Obama di questo sorprendente invito, ma per quanto utile fosse disporre in Europa di politiche più autorevoli, non potevamo lasciarci coinvolgere in un tale schema. Non potevamo avere sangue sulle nostre mani». Ho lasciato in inglese la descrizioni delle persone che furono all’origine dell’iniziativa perché «official» è una delle parole più ambigue della lingua inglese. Può significare, a seconda del contesto, funzionario di alto grado, parlamentare, ambasciatore, membro del governo. In mancanza di maggiori informazioni (che Geithner, evidentemente, non intende darci) è impossibile valutare la reale importanza di questa vicenda.
La questione è tornata a galla nell’intervista che Mario Monti ha dato a Aldo Cazzullo per il Corriere del 2 luglio. Quando l’intervistatore ha accennato al sospetto di una cospirazione internazionale, spesso evocato dal partito di Berlusconi, Monti ha risposto di avere nuovamente ascoltato un videomessaggio registrato dal leader di Forza Italia il 24 ottobre 2012 e ne ha citato la frase in cui parla della «sindrome paralizzante» dell’autunno 2011. Ne siamo infine usciti, secondo Berlusconi, «con la scelta responsabile, fatta giusto un anno fa, con molto sofferenza, ma con altrettanta consapevolezza, di affidare la guida provvisoria del Paese, in attesa delle elezioni politiche, al senatore e tecnico Mario Monti, espressione di un Paese che non ha mai voluto partecipare alla caccia alle streghe».
Vi sono quindi due spiegazioni della crisi dell’autunno 2011 o, meglio ancora, due Berlusconi. In questa commedia pirandelliana che potrebbe intitolarsi Il signor Berlusconi uno e due, il primo, in alcune circostanze, evoca la congiura di cui sarebbe stato vittima, mentre il secondo, in altre circostanze, preferisce mettere l’accento sul proprio senso dello Stato e sui sacrifici fatti per il bene del Paese. Berlusconi non è un bugiardo, come usava dire Indro Montanelli. È un uomo politico per cui la verità è tale quando meglio si adatta alle esigenze del momento.