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 2015  luglio 08 Mercoledì calendario

A colloquio con Michele Emiliano, in un bar del centro di Roma mentre fuori fanno quaranta gradi: «Hanno rifiutato la mia proposta di entrare nella Giunta, ma io, nei confronti del Movimento 5 Stelle, provo non solo rispetto, ma soprattutto profonda curiosità. Grillo è un avversario di Renzi? E allora? Renzi fa il premier, e ha il compito di salvare il Paese. Io invece ho il compito di governare la Puglia. E poi Matteo non lo sento mai, non mi ha neanche chiamato dopo la vittoria»

L’appuntamento è in un bar a pochi metri dal Tempio di Adriano.
Entra barcollante un turista con il cappello da cow-boy bianco. Dice che un caldo così non l’ha sentito neppure nel suo ranch, in Texas. Si appoggia al bancone e ordina una birra gelata (la moglie, magra e annoiata, lo aspettava con un gin-tonic).
Poi, subito dopo, entra lui.
In abito blu, con la cravatta blu perfettamente annodata, alto e grosso Michele Emiliano, miracolosamente, non suda.
Arriva da Palazzo San Macuto, riunione della commissione Schengen: si siede, chiede alla sua portavoce Elena Laterza se ci sono novità, ma l’unica novità resta quel cinguettìo velenoso di Beppe Grillo, che su Twitter l’ha definito un Satanasso.
«Velenoso? No, non direi... piuttosto, un appellativo benevolo, ironico, lo stesso che certe dame dell’Ottocento davano ai corteggiatori più galanti e spregiudicati».
Ecco, appunto, presidente: lei ha corteggiato il M5S in modo galante e spregiudicato.
«Allora, è andata così: per comporre la nuova giunta della Puglia dovevo e devo rispettare il nuovo statuto. Che detta tre regole: il numero degli assessori scende da 15 a 10, 8 assessori devono essere scelti all’interno del Consiglio, 5 devono essere donne...».
Ma tra i 29 consiglieri di maggioranza non ci sono donne.
«Colpa di una legge elettorale che andrà modificata. Però il punto, certo, è questo: come faccio, mi sono chiesto, a trovare 5 assessori di sesso femminile? Due, ovvio, posso chiamarle da fuori: ma le altre tre, dove le trovo?».
Nel Movimento 5 Stelle.
«Mi sembra un’apertura importante. Gli affido tre assessorati decisivi, che sono nelle loro corde: Ambiente, Agricoltura e Risorse umane...».
Ma loro s’infuriano. E le inviano una diffida.
«Guardi, al di là di alcune reazioni colorite, credo che tutti loro, a cominciare da Grillo, abbiano capito che io, nei confronti del Movimento, provo non solo rispetto, ma anche e soprattutto profonda curiosità...».
Vorrei ricordarle che...
«No, aspetti, mi faccia finire il concetto: è una curiosità che coltivo fin dalle ore successive al successo elettorale del 2013. Fui tra i primi ad aprire ai grillini, a chiedere un dialogo...».
Le stavo ricordando che Grillo è un temibile avversario di Matteo Renzi.
«E allora? Renzi fa il premier, e ha il compito di salvare il Paese. Io invece ho il compito di governare la Puglia e di durare per cinque anni. Per riuscirci, credo di avere anche il compito di sperimentare nuove forme di alleanza...».
Puglia, laboratorio.
«Mhmm... Sì! La metafora può essere giusta».
A Renzi verranno le bolle.
«Ma no, non devono venirgli le bolle...».
Gli verranno.
«Senta, io non è che adesso posso preoccuparmi delle reazioni allergiche di Renzi...».
Non è solo il premier di questo Paese, è anche il segretario del suo partito, il Pd.
«Questo non mi impedisce di dire che io, nei confronti dei grillini, sono forse persino oltre la curiosità: io credo proprio che abbiano grosse potenzialità. Del resto, io mi riconosco abbastanza in loro...».
Continui.
«Quando fui eletto per la prima volta sindaco di Bari, ero sostenuto da un movimento di base che si chiamava “l’Onda di Emiliano”. Stavolta mi hanno invece sostenuto le sette “Sagre”, sette giganteschi focus-gruppi che prima hanno elaborato il mio programma e che poi, via web, si sono espressi sulla nomina degli assessori».
Cosa dice Renzi di tutto questo?
«Veramente è un po’ che non lo sento».
Da quando?
«Da quando sono stato eletto. Mi inviò un sms di congratulazioni. Poi, solo silenzio».
Non ci credo.
«Davvero, giuro».
Lei trionfa in Puglia con 791 mila voti e il suo segretario non la chiama per congratularsi?
«Se è per questo, non ho ricevuto telefonate neppure da altri esponenti del Pd».
Squadra compatta, eh?
«Un po’, lo ammetto, è anche colpa mia. Ho un carattere ruvido da ex magistrato, dico quello che penso. Anche quando non dovrei».
Quando è successo l’ultima volta?
«Durante l’ultima campagna elettorale. Girando le piazze, nei comizi, ho capito che con la riforma della scuola ci stiamo giocando un pezzo di blocco sociale con un Dna, politicamente, nostro. Così mi sono schierato con i manifestanti».
(Elena Laterza ascolta in silenzio. Ha 37 anni, giornalista professionista, dal 2004 portavoce di Emiliano. Rapida, stimata, esperta: sa che, adesso, quest’ultima domanda è inevitabile).
Presidente: Elena è, da tempo, anche la sua compagna. Averla assunta alla Regione è sembrato, a molti, del tutto inopportuno.
«Ho riflettuto tanto, con fatica: alla fine mi sono convinto che il senso di opportunità non può scavalcare il merito...».