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 2015  luglio 08 Mercoledì calendario

Se l’Europa non cambia registro finirà per diventare un protettorato tedesco. Michele Serra: «Al meglio franco-tedesco, incapace non dico di governare, ma anche solo di capire le differenze di calibro economico, di bisogni primari, di cultura politica dei vari stati membri. Una comunità dev’essere una comunità. Non un convitto di rieducazione»

Tra quelli che gongolano per la vittoria politica di Tsipras (che, lo ricordiamo en passant, è una vittoria della sinistra greca) e per il salutare, inevitabile scossone inferto all’Europa ragioniera, ci sono anche dei molto discutibili soggetti. Campioni di xenofobia come la Le Pen e Salvini, isolazionisti reazionari come Farage, arruffapopoli di buone intenzioni ma di non comprovata lucidità come i nostri pentastellati. Basterebbe questa sola circostanza per far capire agli europeisti irrequieti, come dice di essere (a giorni alterni) il nostro primo ministro, che devono darsi una mossa, e molto velocemente, se non vogliono che lo scontro politico finisca per essere quello tra gli euromercatisti ottusi e gli antieuropeisti nazionalisti, o peggio fascisti. Se davvero esiste un europeismo “protestante”, scontento del dogmatismo della Chiesa merkeliana, è bene che affigga subito le sue tesi – anche meno di 95 – su qualche portone importante, e ben visibile. È bene che batta il pugno sul tavolo e dica che la comunità degli europei non può essere retta con tanta inamidata grettezza, e che l’Europa deve cambiare registro prima di diventare anche agli occhi di un’opinione pubblica moderata un protettorato tedesco, al meglio franco-tedesco, incapace non dico di governare, ma anche solo di capire le differenze di calibro economico, di bisogni primari, di cultura politica dei vari stati membri. Una comunità dev’essere una comunità. Non un convitto di rieducazione.