la Repubblica, 8 luglio 2015
Il Comune di Roma non sarà sciolto per mafia. Il prefetto Gabrielli commissaria i dirigenti e salva i politici, sindaco compreso. Tuttavia dalle mille pagine della relazione sullo stato della Capitale, che descrivono un quadro devastante, si capisce che per la giunta Marino la partita non è ancora chiusa
Il Comune di Roma non sarà sciolto per mafia. Dopo tre ore e mezza di discussione, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica converge su una posizione di cui il Procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, è stato chiave di volta. Che conforta e sostiene le conclusioni della relazione del prefetto Franco Gabrielli e dunque respinge le opposte conclusioni cui era giunta, il 16 giugno scorso, la Commissione prefettizia di accesso agli atti insediata dal precedente prefetto Giuseppe Pecoraro.
A questo punto, nelle prossime quarantotto ore, Gabrielli, incassato il parere consultivo del Comitato, firmerà dunque la sua relazione in cui esclude che ricorrano i presupposti previsti dalla legge per il commissariamento del Campidoglio (almeno secondo quanto previsto dall’articolo 143 del Testo unico degli Enti locali) e la consegnerà al ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ma il passaggio, insieme formale e sostanziale, non chiuderà la partita. Né sarà incruento. Perché i segni lasciati dalle mille pagine della commissione prefettizia e il quadro devastante che dell’amministrazione capitolina ne emerge avranno una coda. Fonti qualificate riferiscono infatti, che pur portando a casa la pelle, la giunta Marino vedrà l’intervento “invasivo” della Prefettura su figure chiave della macchina burocratica comunale. O almeno questo sarà quanto Gabrielli proporrà ad Alfano nelle conclusioni della sua relazione e nell’incontro che i due avranno in quell’occasione. E questo avverrà con il “commissariamento” di figure tecnico-dirigenziali all’interno di singoli dipartimenti ( quelli che l’inchiesta Mafia Capitale ha documentato come irrimediabilmente inquinati da una corruzione sistemica di cui la banda Buzzi-Carminati è stata a lungo monopolista) e la loro sostituzione con viceprefetti. O, se necessario, con il commissariamento tout court di singoli Municipi. Quelli, come nel caso di Ostia (già commissariato di fatto dall’assessore alla legalità Sabella), che dovessero dimostrarsi, alla luce non solo degli sviluppi dell’inchiesta, ma anche di quanto sin qui accertato anche dall’indagine prefettizia, incapaci di assicurare continuità e trasparenza dei propri atti amministrativi e politici.
Insomma, la relazione Gabrielli certificherà lo stato di avanzata e capillare manomissione della macchina pubblica e l’urgenza di atti che restituiscano legittimità e controllo dell’attività amministrativa. Ma in modo selettivo. Di fatto, “imbracando” o se vogliamo mettendo sotto tutela l’azione della giunta Marino lì dove, anche e soprattutto per ragioni legate all’inamovibilità dei funzionari pubblici (non è stato possibile rimuoverne uno solo tra quelli coinvolti dall’indagine Mafia capitale, né sospenderli dallo stipendio), non è stata o non è in grado di intervenire. Una fragilità evidente ad occhio nudo e di cui la stessa giunta è a tal punto consapevole che, da giorni, il sindaco è in cerca di un nuovo “city manager” cui affidare quelle deleghe di direttore generale del Campidoglio che oggi sono nelle mani di Liborio Iudicello, segretario generale del Campidoglio transitato senza colpo ferire dall’amministrazione Alemanno a quella Marino.
Una soluzione dunque, quella di Franco Gabrielli, che nell’escludere un inquinamento mafioso in atto dell’attività politica non per questo lascia alla Politica la piena autonomia nel mettere mano alla sua macchina amministrativa. Non fosse altro perché fino al giorno dei primi arresti dell’inchiesta Mafia Capitale( dicembre 2014) nessuno, anche nella giunta Marino, sembrava essersi accorto di cosa accadesse nella macchina comunale. E una soluzione che, evidentemente, apre una frattura (su cui nei prossimi giorni probabilmente si avventerà chi aveva chiesto e scommetteva sullo scioglimento) con il lavoro della Commissione prefettizia di accesso agli atti. Mille pagine di cui, nella riunione del Comitato di ieri pomeriggio, è stata data lettura riassuntiva delle conclusioni e difese nel merito dal prefetto Marilisa Magno che quella Commissione ha guidato. Quanto meno nel suo assunto centrale, lì dove si raccomandava, alla luce di un’interpretazione estensiva della responsabilità amministrativa, che la giunta non potesse sopravvivere una volta constatata la sua manifesta incapacità o impossibilità di controllare gangli decisivi della sua macchina burocratica o delle sue articolazioni politiche periferiche (i municipi)oggettivamente inquinate “per mafia”.