Fior da fiore, 8 luglio 2015
Ultima chance per la Grecia • I greci non pagano più né tasse né bollette • La crisi greca fa crollare le Borse • Nel mondo ci sono un miliardo di poveri in meno • Lo spagnolo è la seconda lingua al mondo • Il computer sfida l’uomo anche in musica e poesia
Grecia 1 I capi di stato e di governo dell’Eurozona hanno deciso di provare a mettere in cantiere un nuovo piano di salvataggio per Atene, costruito intorno un prestito concesso dal fondo europeo salva-Stati Esm, 30 miliardi per due anni. Il premier Tsipras ha illustrato ai partner la strategia di risanamento, i leader lo hanno ascoltato e sono pronti a dargli un’altra chance. Il premier ellenico è chiamato a presentare un piano di riforme e tagli «al massimo entro giovedì». Se questo non succederà, ha assicurato il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, «ogni scenario sarà possibile, compreso il peggiore, quello in cui perdiamo tutti». Jean-Claude Juncker ha detto che la Commissione «ha uno scenario per l’uscita della Grecia dall’euro preparato nel dettaglio». Sabato si riuniranno i ministri economici, di nuovo, e domenica tutti e ventotto i leader dell’Unione. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Grecia 2 I bancomat di Atene distribuiscono i loro 60 euro quotidiani senza troppi problemi, gli scaffali dei supermercati sono ancora pieni però la Dei, l’Enel ellenica, lancia l’allarme: «I nostri clienti hanno smesso di pagare le bollette». La greca Diana Tzotzopoulou, a Repubblica, spiega: «I soldi a casa entrano il contagocce. Prima si compra il necessario. Poi, se e quando riapriranno le banche, riprenderò a pagare la luce». Lo stesso ragionamento lo hanno fatto decine di migliaia di greci e i clienti morosi hanno aperto nei conti della Dei una voragine che si allarga al ritmo di venti milioni di euro al giorno. L’effetto domino è micidiale: gli utenti non pagano, la Dei — l’ha annunciato ieri — rischia di non riuscire a onorare una fattura da 200 milioni con l’impresa che sta costruendo la centrale di Ptolemaida. E quest’ultima, già in difficoltà, rischia di finire ko. Il conto della crisi di liquidità è arrivato anche allo Stato, visto che i greci non pagano più neanche le tasse. Questi giorni, in teoria, avrebbero dovuto essere di fuoco, c’è la scadenza delle dichiarazioni dei redditi. Invece niente. Gli impiegati della agenzia delle entrate a Nea Kallithea, i temutissimi («ed inefficientissimi», secondo la Troika) esattori delle tasse ellenici, ammettono: «I nuovi 740 arrivano con il contagocce perché in questo momento nessuno usa i soldi per pagare il fisco». A fine giugno — scadenza ufficiale per la consegna — ne erano stati compilati 1,9 milioni, un terzo del totale. Il governo Tsipras ha spostato il termine al 27 luglio. Ma le new entry sono pochissime. E senza le entrate dei versamenti fiscali, pagare stipendi e pensioni a luglio rischia di diventare un’impresa. (Livini, Rep)
Borse Sviluppi negativi del caso greco rischiano di avere «un impatto sostanziale» sull’Italia attraverso «effetti sulla fiducia», avvertono gli esperti del Fmi. Ci vuole «una forte risposta politica dell’Europa» per contrastare questa tendenza. Così, proprio quando nelle capitali Ue si infittiscono i negoziati per cercare un’intesa con Tsipras, le incertezze sulle sorti di Atene piegano di nuovo le Borse europee e Milano più delle altre: Piazza Affari perde un altro 2,97%, dopo il tonfo (4%) accusato lunedi. È la peggiore. Lo spread chiude a quota 162, l’euro sotto 1,10 sul dollaro, ai minimi.
Poveri Obiettivi raggiunti dal Millennium Development Goals (Mdg), il documento programmatico con cui le Nazioni Unite, nel 2000, hanno stabilito otto obiettivi da raggiungere entro 15 anni, per migliorare le condizioni di vita in tutto il mondo: dal 1990 ad oggi il numero di persone in estrema povertà è passato da quasi due miliardi a 836 milioni. C’è una maggiore presenza delle donne nelle rappresentanze parlamentari (raddoppiata), e nel mondo del lavoro. La riduzione della mortalità infantile (sotto i cinque anni) tra il 1990 e il 2015, si è triplicata. Gli investimenti mirati nella lotta contro malattie come l’Hiv hanno portato ad una diminuzione delle nuove infezioni di circa il 40%, tra il 2000 e il 2015, e la terapia antiretrovirale ha raggiunto 13,6 milioni di persone nel 2014. Gli Obiettivi del Millennio hanno inoltre permesso a oltre 2,6 miliardi di persone di ottenere l’accesso ad una migliore fonte di acqua potabile, e in Africa sub-sahariana, a partire dal 2000, di incrementare il tasso di iscrizione alla scuola primaria del 20%. (Semprini, Sta).
Spagnolo Oggi parlano spagnolo già quasi 550 milioni di persone distribuite sui cinque continenti. Tempo tre o quattro generazioni, il dieci per cento degli abitanti della terra comunicheranno in spagnolo. Ma — forse questa è la vera sorpresa — saranno gli Stati Uniti il primo paese al mondo per numero di “hispanohablantes”, persino più del Messico, che oggi surclassa tutti con i suoi oltre 120 milioni di residenti. Negli Usa è già la lingua madre per 41 milioni di persone, cui si aggiungono 11 milioni di bilingue: fatte le somme, si sono già lasciati indietro la Colombia e soprattutto la Spagna, da tempo in crisi demografica. L’idioma di Cervantes è in crescita costante. Già oggi lo conosce il 6,15 per cento della popolazione mondiale. Con il cinese mandarino (14,1 per cento) non c’è competizione, per pure ragioni demografiche, ma le altre grandi lingue del pianeta sono già state superate di slancio, a cominciare dall’inglese, e poi l’hindi e l’arabo. Lo spagnolo è già la seconda lingua su Wikipedia per numero di visite, preceduta solo dall’inglese: risultato non da poco, se si considera che l’enciclopedia virtuale è disponibile in oltre 280 idiomi. Stesso discorso per Facebook e Twitter, dove si conferma come la seconda lingua più parlata. Come ricorda un rapporto presentato nelle scorse settimane dall’Instituto Cervantes in occasione del “Día E” (la giornata dello spagnolo), il suo utilizzo su Internet è cresciuto del 1100 per cento tra l’anno 2000 e il 2013. Oggi, si calcola, il peso in termini economici della comunità “hispanohablante” rappresenta il 10,8 per cento del Pil globale. Praticamente a un passo dal 12,4 per cento della Cina. (Oppes, Rep)
Robot Il Dartmouth college di Hanover, nel New Hampshire, vuole verificare se un computer può comportarsi come un essere umano. Se può ad esempio scrivere un piccolo racconto o una poesia, oppure fare il dj in discoteca. Il concorso partirà nel prossimo anno accademico. Per la prima volta, a decidere se un algoritmo può fare meglio del cervello umano sarà una giuria, che leggerà i testi senza sapere chi li ha elaborati e voterà quello che ritiene migliore. In discoteca, un centinaio di ragazzi dovrà poi decidere chi seleziona meglio i brani tra un dj professionista e un computer, entrambi nascosti da una tenda. I premi in palio per gli studenti vanno da 3000 a 5000 dollari (Gramellini, Sta).
(a cura di Roberta Mercuri)