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 2015  luglio 07 Martedì calendario

A lezione di comunicazione con Renzi. Tra metafore calcistiche («Bisogna passare dal catenaccio al tiki-taka alla maniera del Barcellona») e slide sull’importanza dei talk show («Il nido dei nostri avversari»). così il premier rimprovera i suoi deputati: «Serve professionalità, quando si va in tv bisogna prepararsi»

«Stiamo lavorando per favorire un accordo con la Grecia, ma visto che non so che cosa riusciremo a fare è meglio non parlarne pubblicamente». Matteo Renzi ieri tutta la marginalità dell’Italia nella trattativa sulla Grecia l’ha ammessa al Nazareno davanti a un centinaio di parlamentari. Riunione convocata ufficialmente per parlare di infrastrutture. Ma il piatto forte è una lezione sulla comunicazione tenuta dallo stesso segretario-premier con tanto di una quindicina di slide.
Lezione che arriva proprio nel momento in cui Renzi sembra arrancare di più anche a livello di comunicazione. Dopo il referendum greco, lo schema è stato lo stesso di quello seguito ai risultati delle amministrative: silenzio pubblico, commenti fatti filtrare ad arte nei retroscena sui giornali, alla fine una stringata nota scritta. Ieri è arrivata poco prima delle 13, via Facebook. Due i concetti di fondo: la Grecia “è in una condizione economica e sociale molto difficile. Gli incontri di domani (oggi, ndr) dovranno indicare una via definitiva per risolvere questa emergenza”. E “non è più rinviabile il cantiere dell’Europa”, a partire dalla crescita. Se restiamo fermi, prigionieri di regolamenti e burocrazie, l’Europa è finita”. Come Renzi abbia intenzione di influenzare l’Europa sia per tenere dentro la Grecia che per insistere sulla crescita è decisamente poco chiaro. Anche perché ieri Angela Merkel e Francois Hollande si sono incontrati e non l’hanno neppure invitato. Domenica sera quando l’ha saputo si è arrabbiato. “Il bilaterale è un format già visto, è sputtanato”, il ragionamento. Ma la realtà è che finora non ha toccato palla.
E lo sa: tanto è vero che quella di mantenere un low profile a livello di comunicazione è una scelta. Che è anche destinato a pagare sul fronte interno, visto che nel nome di Tsipras tutte le opposizioni (soprattutto la sinistra) sono pronte a incassare consenso. Quella che cerca di mettere in campo Renzi è una strategia di lungo periodo. Che significa riconquistare la fiducia dei partner europei e far passare il messaggio che l’Italia non solo non è un sorvegliato speciale, ma un creditore. Per ora, risultati concreti non ci sono. Anche su impulso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il premier sta cercando di fare sponda con Hollande, nel nome della comune appartenenza al socialismo europeo (tanto è vero che oggi prima dell’Eurosummit parteciperà alla riunione del Pse). Perché il rischio è che se si muove da sola, l’Italia paia non tanto interessata a risolvere il problema Grecia ma ad allontanare da sé il rischio di essere la prossima sotto osservazione. Ieri, comunque, il premier ha sentito molti leader europei. Anche Tsipras e i greci con i quali non ha mai interrotto i contatti.
“Ci hanno chiesto costantemente di mediare”, dicono i suoi. La Grecia è solo l’ultima goccia di un vaso che sta già traboccando. È dalle amministrative che Renzi appare decisamente sotto botta. Il caso De Luca, Mafia Capitale con il balletto su Marino che secondo il premier ndovrebbe andarsene ma non lo fa e l’immigrazione hanno peggiorato la situazione. E il Senato è un campo minato. Ieri il premier ha convocato i capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, Ettore Rosato e Luigi Zanda. “Questa è una settimana molto particolare”, ha spiegato. Vanno approvati prima della pausa estiva i provvedimenti su enti territoriali, pensioni, terrorismo, fallimentare e il bilancio interno del Senato. Pronti i testi su tortura e prescrizione. Ma si tende a rimandare, perché con Ncd l’intesa non è salda.
Lo stesso per le unioni civili che è in Commissione. E soprattutto oggi inizia l’iter in Commissione Affari costituzionali delle riforme con la relazione della presidente, Anna Finocchiaro. A votare si dovrebbe iniziare non prima di un paio di settimane: l’accordo sull’elettività dei senatori non c’è, il governo la maggioranza non ce l’ha (sono 14 a 14) e il presidente Grasso si è espresso contro la possibilità di sostituire i membri dissidenti.
La situazione è fuori controllo. Renzi lo sa. Sul banco degli imputati la comunicazione: quella dei suoi, ma anche la sua. “Serve professionalità, quando si va in tv bisogna prepararsi”, ha rimproverato i parlamentari. Matteo è convinto che non si sia riusciti a spiegare le cose fatte. L’ha realizzato soprattutto a proposito della riforma della scuola: si era messo pure alla lavagna per cercare di riparare. Così ieri ha tirato fuori degli schemi di gioco calcistici per spiegare che bisogna passare dal catenaccio al tiki-taka, dal gioco sulla difensiva all’italiana alla capacità di imporre il proprio possesso di palla, alla maniera del Barcellona. Antipasto di un seminario a fine agosto.
Tornano le slide
“I nostri avversari sono quelli che sperano nel fallimento dell’Italia. Il loro nido è il talk show, non il Parlamento”. La slide-guida, dove campeggia un gufo, recita così. Ieri Renzi ne ha fatte vedere 15, con l’intento di insegnare ai dem a contrastare il racconto di talk show e giornali, colpevoli di non vedere il bello dell’Italia e il buono del governo. Poi, qualche foto-esempio di come ridicolizzare i nemici: quella di Brunetta e Fassina dal titolo “La nostra grande intesa”. O quella di Grillo sull’Expo che doveva essere un fallimento.