Il Sole 24 Ore, 7 luglio 2015
La storica rivincita dei Btp. Con la Grecia data a un passo dall’uscita dall’euro, post-referendum, e Varoufakis a sorpresa già messo alla porta, il rendimento dei titoli di Stato decennali è salito di soli 15 punti
I Btp si sono presi una storica rivincita ieri su quel rischio-contagio che nell’autunno del 2011 e poi nell’estate del 2012 li aveva trascinati sull’orlo del baratro. Con la Grecia data a un passo dall’uscita dall’euro, post-referendum, e Varoufakis a sorpresa già messo alla porta, il rendimento dei titoli di Stato decennali è salito di soli 15 punti e di tanto si è allargato lo spread. Ma dove si trovano ora i BTp? Nella calma surreale dell’occhio del ciclone o nella più rassicurante quiete dopo la tempesta?
«Più semplicemente, i mercati sono andati ancora una volta in tilt per colpa della politica, dei politici e del politichese. Nel corso della lunga crisi del debito sovrano europeo i mercati hanno perso tanti di quei soldi prendendo le posizioni sbagliate prima delle riunioni fiume dell’Eurogruppo che questa volta hanno deciso di stare fermi alla finestra a guardare», ha commentato ieri un trader tentando di giustificare il volume degli scambi incredibilmente contenuto nella prima giornata di mercati aperti all’indomani della vittoria degli “Oxi”. Anche sull’esito elettorale, i mercati si erano sbagliati. E la mossa a sorpresa della rimozione di Varoufakis, il simbolo della linea dura, li ha disorientati. I politici e la politica, se ne hanno voglia, hanno la capacità di tirare fuori il coniglio dal cilindro proprio quando i mercati meno se lo aspettano.
Così ieri la giornata è iniziata sul fronte asiatico con una prima ondata di vendite proveniente dal Giappone e Nuova Zelanda, dove notoriamente la comprensione degli affari europei è molto scarsa. Gli europei hanno acquistato a quei prezzi bassi, confortati dall’uscita di scena (con ottimo tempismo per i trader più smaliziati) di Varoufakis. Quando la spinta al rialzo sui prezzi si stava esaurendo, attorno alle 10:30 è arrivata la Bce che ha iniziato ad acquistare i suoi soliti importi, come se fosse una giornata di routine, questo fino a mezzogiorno. Qualche vendita è tornata con l’apertura dei mercati americani, ma nulla che in Europa e in Italia non si potesse gestire per chiudere la giornata con livelli di spread, prezzi e rendimenti che prima hanno messo alle corde il perverso contagio e poi lo hanno steso a tappeto. Ma che per il contagio sia stato un “outright” k.o., cioè una sconfitta definitiva, è ancora presto a dirsi. Per i BTp è iniziata comunque una nuova fase di elevata turbolenza e volatilità.
Gli ottimisti sperano che la giornata relativamente tranquilla ieri rappresenti la quiete dopo la tempesta, a voler dire che la tempesta greca è oramai arcinota, scontata nei prezzi, digerita: i sostenitori di questa chiave di lettura sono convinti che neppure la Grexit farà crollare l’euro, anzi la moneta unica si rafforzerà e la creazione degli Stati Uniti d’Europa si velocizzerà senza dover trascinare la Grecia, una palla al piede per l’Eurozona dall’ottobre 2009, quando il deficit fu ritoccato da Papandreou dal 6,7% al 12,7% (eche divenne poi il 13,6% di Eurostat).Ma non tutti la pensano così. L’assenza di panico ieri è stata interpretata come la calma surreale di chi si trova nell’occhio del ciclone, a rischio di essere spazzato via come un granello di sabbia dalla forza distruttiva dell’uragano.
I mercati ieri sembravano inclini a sperare in un lieto fine lampo: stasera i creditori “official” e il governo Tsipras dovrebbero tirar fuori magicamente il coniglio, quell’accordo che non sono riusciti a chiudere negli ultimi quattro mesi. Ma in assenza di un’intesa oggi la Bce non potrà aumentare il tetto sulla linea di liquidità ELA e il controllo dei capitali resterà in vigore (salvo l’introduzione di una forma di nuova dracma) mentre le banche non potranno riaprire i battenti. Notizie negative non del tutto scontate nei prezzi dei BTp. Lo stallo nelle trattative, se si dovesse protrarre fino al 20 luglio, scatenerebbe il temuto default sui titoli di Stato greci in mano alla Bce. Con calo a picco del valore del collaterale usato dalle banche greche per finanziarsi presso l’Eurosistema. E nuova scossa per i BTp.
In queste ore, stando a fonti bene informate, quei 4,2 miliardi da prestare alla Grecia per evitare il default il 20 luglio (quota capitale più interessi) non si sono trovati: l’Esm non li può erogare in mancanza di accordo e firma su un terzo bail-out approvato tra l’altro da almeno sei Parlamenti europei. Gli unici a poter concedere a tamburo battente un prestito-ponte alla Grecia sono i singoli Stati membri dell’euro, aumentando pro-quota l’importo dei prestiti bilaterali già concessi (10 miliardi circa quello italiano). Un’operazione finanziaria da nulla, una goccia in mezzo al mare dei debiti greci, ma al tempo stesso una decisione politica con implicazioni forse inaccettabili.