La Stampa, 7 luglio 2015
L’egiziano strangolato, incaprettato e ritrovato cadavere in un sacco nero dell’immondizia è stato ucciso dal cugino per 5mila euro. Doveva pagare l’affitto arretrato del suo negozio. Almeno questa è la ricostruzione della polizia
Ha pagato l’affitto arretrato del suo negozio sulla porta, mentre sul retro c’era il cadavere del cugino a cui aveva appena rubato cinquemila euro. È questa la drammatica ricostruzione che la polizia di Roma ha fatto dell’omicidio di Hashem el Sayed Gaafar, egiziano di 47 anni, trovato mercoledì scorso in un sacco buttato in via Pietro Cartoni, vicino al centro. Gaafar aveva i polsi e il collo legati. Per la polizia, a ucciderlo, sarebbe stato Tartour Amed Mohamed Hamed Elsaied, 30 anni.
Tartour aveva affittato da maggio un locale per avviare un negozio di frutta che avrebbe dovuto aprire a giorni. Per qualche problema, tuttavia, il negozio non era stato aperto, ma il proprietario aspettava comunque il pagamento da maggio. Così, secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori, Tartour avrebbe convinto il cugino a portare una grossa somma. Una volta nel negozio, però, l’avrebbe strangolato incaprettandolo quando era ancora vivo. Avrebbe tenuto il corpo nascosto nel negozio fino al giorno dopo, quando si era presentato il proprietario, e a quel punto avrebbe pagato l’arretrato. Proprio quel pagamento avvenuto sulla porta senza lasciare entrare il proprietario, tuttavia, ha insospettito gli investigatori che hanno raccolto anche alcune testimonianze sul forte cattivo odore che sarebbe arrivato proprio dal negozio in quelle ore. Poi c’era stato il ritrovamento del cadavere di Gaafar nella stessa zona del negozio. Inizialmente si era battuta la pista del racket e della malavita maghrebina. Nulla di tutto questo. Nelle scorse ore si è trasformato in un omicidio avvenuto in famiglia.