La Stampa, 7 luglio 2015
Satie e le sue sadiche “Vessazioni” per il brano più lungo al mondo: Cappelletto: «Per rispettare la volontà dell’autore va "suonato 840 volte di seguito". Allenandosi bene prima, per evitare allucinazioni, svenimenti, crisi d’identità. 24 ore, senza mai fermarsi»
Il titolo è perfetto, Vessazioni. C’è infatti parecchio sadismo in questo lavoro per pianoforte del compositore francese Erik Satie, che per rispettare la volontà dell’autore va «suonato 840 volte di seguito». Allenandosi bene prima, per evitare allucinazioni, svenimenti, crisi d’identità. 24 ore, senza mai fermarsi, la durata prevista del brano più lungo al mondo. Nel passato, alcuni pianisti, per non essere costretti ad abbandonare, si sono seduti alla tastiera assieme a un catetere, ma lo stratagemma non è bastato a vincere la sfida che, per iniziativa del Teatro Massimo, si rinnova venerdì 10: si comincia alle 22 e si finirà 24 ore dopo.
Chiunque, purché maggiorenne, può iscriversi alla maratona e il sito del teatro spiega come fare. Non è prevista alcuna pausa: 15 minuti, scanditi da una clessidra, a disposizione di ciascun interprete e il successivo già pronto in scena a raccogliere subito il testimone. Si parte dai pianisti, se non dovessero bastare si possono presentare altri musicisti, forniti di opportuna trascrizione per il proprio strumento. Satie, scomparso novant’anni fa, nel 1925, era un genio surrealista, si divertiva a demolire abitudini e luoghi comuni, ironizzava soprattutto sull’aura sacra che circonda i concerti. Chiamava i propri lavori per pianoforte «Pezzi in forma di pera», «Embrioni disseccati», «Arie per fare fuggire», dedicava i Preludi «a un cane».
Vessazioni, come tutta la musica di Satie, era molto amato da John Cage. Se qualcuno obiettava che alla fin fine il tutto può risultare noioso, Cage ricorreva alla filosofia Zen: è solo questione di tempo, poi ci si abitua, si entra nel flusso. E, nel 1963 a New York, ne fu il primo interprete pubblico, assieme ad altri dieci pianisti: si fermarono a 18 ore e 43 minuti. Il record di durata, che ora il teatro palermitano vuole superare, almeno per quanto riguarda il numero dei partecipanti, sembra detenuto da alcuni pianisti svedesi che nel 1972, a Stoccolma, resistettero per 24 ore e 46 minuti. I precedenti italiani si attestano attorno alle 20 ore.
Con Vessazioni siamo ben oltre le durate delle opere di Wagner, del Guglielmo Telldi Rossini, degli interminabili quartetti di Morton Feldman; oltre agli interpreti, anche il pubblico deve attrezzarsi per resistere. È consentito uscire, andare a bere o mangiare qualcosa, anche a dormire, prima di ritornare in teatro. Vietato sopravvalutare le proprie capacità di resistenza: a Varsavia nel 2010, durante una maratona Chopin, ci furono tra gli spettatori sintomi di congelamento dovuto ad immobilità. Era febbraio e si suonava all’aperto. A Palermo, di questi giorni, non accadrà.