Libero, 7 luglio 2015
Evasione, quando l’indignazione contro la corruzione proviene dai primatisti del nero. Facci: «Tutti sanno che gli ambulanti non sono lavoratori in proprio e che semmai sono terminali della criminalità organizzata: ma in media ce ne fottiamo. Ci divertiamo a comprare catenine, cazzatelle e soprattutto merce contraffatta che viene venduta alla luce del sole - è il caso di dirlo - con la tolleranza di amministrazioni e forze dell’ordine»
Il discorso più impopolare del mondo (anzi, d’Italia) consiste nel far notare che l’indignazione contro la corruzione spesso proviene dai primatisti del nero: alias artigiani, dentisti, medici, avvocati, ristoratori, commercianti, colf e badanti. Il discorso continuerebbe facendo notare che l’evasione italiana si colloca al terzo posto mondiale (dietro a Turchia e Messico) e che la base della corruzione è giusto l’ evasione fiscale. Paradosso finale sarebbe ricordare quel sondaggio europeo (fonte: Eures) secondo il quale 7 italiani su 10 oltretutto vorrebbero gli evasori in carcere. Ma siccome è luglio, aggiungiamo un elemento stagionale: tanta indignazione – sempre contro la corruzione e contro l’evasione – spesso proviene da un popolo particolarmente recettivo verso i venditori abusivi che affollano le spiagge, come in parte spiegava Franco Levi sul Corriere di ieri: tutti sanno che questi ambulanti non sono lavoratori in proprio (cioè che vivono del loro) e che semmai sono terminali della criminalità organizzata: ma in media ce ne fottiamo. Ci divertiamo a comprare catenine, cazzatelle e soprattutto merce contraffatta che viene venduta alla luce del sole – è il caso di dirlo – con la tolleranza di amministrazioni e forze dell’ordine. Poi, con la stessa falsa rassegnazione con cui dimentichiamo di chiedere scontrini e fatture, riabbassiamo lo sguardo sul giornale e torniamo a tuonare contro corrotti ed evasori.