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 2015  luglio 06 Lunedì calendario

Papa Francesco e il ritorno in America Latina: «Non dimenticare i deboli è la sfida per il domani». Con l’arrivo a Quito inizia la maratona di otto giorni che porterà Bergoglio in Ecuador, Bolivia e Paraguay: per il Pontefice l’occasione di parlare di giustizia sociale ma anche dei temi dell’enciclica Laudato si’

«Ringrazio Dio per avermi concesso di venire di nuovo in America Latina, e di trovarmi oggi qui con voi, in questa bella terra dell’Ecuador». Comincia così, con un discorso del cuore, dopo 13 ore di volo sull’Oceano Atlantico, il ritorno di Papa Francesco nel suo Continente.
«Da qui voglio abbracciare l’intero Ecuador – ha detto Jorge Bergoglio appena atterrato all’aeroporto di Quito – Dalla cima del Chimborazo, fino alla costa del Pacifico; dalla selva amazzonica fino alle isole Galapagos». È un viaggio lungo, 8 giorni, con 22 discorsi (tutti in spagnolo) in 3 Paesi: Ecuador, Bolivia, Paraguay. Paesi importanti, ma non di prima fila, nell’America Latina. Periferia, anche qui a “casa” sua. Questa è la scelta. Il Brasile era stata la sua prima tappa all’estero nel 2013 (ma già prevista da Benedetto XVI). All’amata Argentina toccherà invece nel 2016. Adesso è la volta di altri luoghi da evangelizzare, in un viaggio non semplice anche solo da un punto di vista logistico, che lo porterà dai 2800 metri di Quito, al caldo del livello del mare a Guayaquil, balzando subito dopo ai 4000 metri di La Paz ancora ieri sotto zero e sotto la neve.
«Oggi, anche noi possiamo trovare nel Vangelo le chiavi che ci permettono di affrontare le sfide attuali», ha detto il Papa rivolgendosi alla folla che lo aspettava e al capo dello Stato ecuadoregno, Rafael Correa, molto contestato in patria per la decisione di alzare le tasse. Bergoglio ha insistito sull’«attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili». Poi gli si è rivolto direttamente: “Per questo scopo, signor Presidente, potrà contare sempre sull’impegno e la collaborazione della Chiesa”. Durante il lungo viaggio in aereo il Papa non ha fatto una conferenza stampa ma ha salutato uno per uno i giornalisti che lo seguono nella visita, ringraziandoli «per il lavoro molto impegnativo, che può fare tanto bene», e intrattenendosi qualche minuto in modo privato con ognuno di loro parlando degli argomenti più vari.
La Madonna del “panecillo”, veneratissima a Quito, ha salutato dall’alto il suo arrivo: la statua è situata al centro della città da dove guarda verso il quartiere nord, il più esclusivo, con le sue belle ville coloniali e volge invece le spalle alle favelas dove vivono i poveri, famiglie con tanti figli e un tasso di mortalità non indifferente.
Il tour del Pontefice latinoamericano avrà un’agenda colma di incontri. «Per capire questo viaggio – ha spiegato il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che accompagna Francesco nel viaggio – dobbiamo usare le stesse parole del Papa e di Giovanni Paolo II che definiva l’America Latina il ‘Continente della speranza’. Perché da essa si attendono nuovi modelli di sviluppo che coniughino tradizione cristiana e progresso civile, giustizia e equità con riconciliazione, sviluppo scientifico e tecnologico con saggezza umana. Sofferenza feconda con gioia speranzosa».
Tre Paesi dunque non fra i più grandi, né molto presenti nelle attenzioni della grande politica, nei quali però si sperimenta un dinamismo politico e sociale. L’Ecuador nel 2008 è andato in default, e non è tenero nei confronti del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Neppure il presidente indio della Bolivia, Evo Morales, ha complessi di inferiorità verso Paesi più potenti, delle Americhe e del mondo. E se il Paraguay appare oggi, dopo la lunga era dittatoriale di Stroessner, meno propenso ad antagonismi, la sua ricerca di sviluppo e di un ruolo nella regione non può non apprezzare quanto il Papa latino americano ha fatto nella mediazione tra Cuba e Stati Uniti, aprendo una fase nuova per tutta l’area. Immersi nei processi della secolarizzazione, Ecuador, Bolivia e Paraguay restano a maggioranza cattolica, e costituiscono dei laboratori per quella opzione preferenziale per i poveri riaffermata anche nel documento dell’episcopato latinoamericano firmato nel 2007 e redatto dall’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio.
Francesco è arrivato in America Latina dopo l’uscita della sua enciclica, nel tentativo di contribuire a salvare la terra dal degrado ambientale e a scegliere un modello di sviluppo che rispetti i poveri e il creato. C’è da aspettarsi un rilancio dei temi della “Laudato sì”, già qui, prima del suo importante viaggio a Cuba e negli Stati Uniti a settembre. In questo viaggio il Pontefice vuole verificare come la sua Chiesa pratichi quella ecologia integrale sognata nella enciclica. E potrà vedere come i suoi preti e vescovi affrontino la fragilità e la povertà dei loro popoli, come i pastori vengono interpellati dalla domanda di giustizia sociale e di pace. Questione sociale e questione ecologica saranno dunque strettamente intrecciate. Desiderio di pace e lotta per la giustizia. Pace, giustizia e ambiente.