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 2015  luglio 03 Venerdì calendario

Non solo Isis. Da vent’anni l’Italia combatte una silenziosa guerra al terrorismo internazionale. Quasi 200 arresti, centinaia di fermi e perquisizioni. Dalla Sardegna alla Sicilia, dalla Lombardia al Veneto, all’Emilia e Campania. Passando naturalmente per Roma. Ecco tutte le reti smantellate

Vent’anni di storia. Di lotta al terrorismo internazionale. Quasi 200 arresti, centinaia di fermi e perquisizioni. Dalla Sardegna alla Sicilia, dalla Lombardia al Veneto, all’Emilia e Campania. Passando naturalmente per Roma. A rileggere le informative del Ros dei Carabinieri o dell’Antiterrorismo, gli atti giudiziari o le sentenze colpisce favorevolmente la sintonia tra apparati di sicurezza e magistratura nella guerra che si è combattuta e si combatte ancora oggi contro un nemico terribile, il terrorismo di matrice islamica.
È un po’ come il professore di Scienze che ripercorre la storia del pianeta attraverso le sue ere geologiche. C’era un tempo, gli Anni 90, in cui anche in Italia iniziavano le prime retate di sospetti terroristi. Soprattutto algerini, soprattutto quelli legati al Gia, al Fis. La rete «Lounici» (che ritroveremo anche dopo l’11 Settembre). Con la scoperta, «rassicurante» da un certo punto di vista, che si trattava di cellule presenti in diversi paesi europei, comunicanti tra loro, «in rete», non solo attraverso il telefono ma anche attraverso gli incontri, i viaggi. E che utilizzavano l’Italia sostanzialmente per il procacciamento di falsi documenti, falsi permessi di soggiorno.
Nel luglio del ’98 vengono arrestati a Brest, A Lione e in Italia un gruppo di sospetti terroristi algerini, della rete «Takfir Wal Hijra». Uno degli arrestati in Francia Racconta: «Le armi le recuperavamo dalla criminalità organizzata locale, a Napoli».
A Londra l’anno prima, il 30 settembre del 1997, a casa di Benabdel Hifid, sospettato terrorista algerino, viene trovato uno stock di documenti di identità in bianco, rubati a Napoli e Ancona. Scrivono gli investigatori del Ros nella informativa dell’operazione «Crociata», 26 maggio 1998: «Napoli è centrale nel settore del supporto logistico al terrorismo internazionale».
Il rifornimento di documenti falsi è una costante che ritroveremo anche nei successivi anni, così come raccontano decine di inchieste giudiziarie. Anche se poi, progressivamente, abbiamo avuto nuove e diverse finalità operative di queste cellule: procacciamento di finanziamenti, invio nei campi di addestramento dei mujahiddin e poi al fronte. Dalla Bosnia all’Afghanistan, all’Iraq e ora alla Siria.
A Bologna c’è una delicata e importantissima inchiesta, «Vento di guerra», con decine di indagati: «I rapporti del gruppo con altre cellule eversive presenti in Europa e in Italia – scrivono gli inquirenti bolognesi alla fine degli anni Novanta – nascono e si consolidano con la guerra in Bosnia».
Contemporaneamente, siamo nel febbraio 1998, a Cremona c’è una inchiesta collegata a quella di Bologna, «Atlante». Nelle case di otto fermati vengono ritrovati video e filmati della guerra in Bosnia, «Scritti del noto finanziatore saudita Osama Bin Laden in cui si incitano attacchi ad obiettivi americani».
E adesso, con le ultimissime indagini di queste ore dell’Antiterrorismo e della Digos di Milano, abbiamo avvertito per la prima volta la presenza in Italia dell’Isis, dello Stato Islamico, attraverso una (doppia) famiglia di convertiti italiani e di albanesi, foreign fighters già in Siria o in procinto di andarci. Anche questa storia dei foreign fighters mica è di oggi. Il 16 gennaio del 2014 viene arrestato al porto di Ancona, il francese Abdelkader Tliba, appena sbarcano da un traghetto salpato da Patrasso. Tornava dal fronte siriano e voleva rientrare in Francia, ma era ricercato per terrorismo.
Naturalmente c’è un prima e un dopo. L’11 Settembre 2001 segna una cesura storica nella comprensione del fenomeno del terrorismo internazionale. Il 7 novembre del 2001 Ros, Carabinieri e Finanza perquisiscono gli uffici della Nada Management Organization e l’egiziano Yousef Mustafà Nada che è residente a Campione di Italia, sospettato dalla Procura di Lugano di finanziare Osama Bin Laden.
È una svolta, prima ancora che giudiziaria quasi culturale nell’approccio con il terrorismo. Seguendo i soldi si troveranno i terroristi. E il dopo 11 settembre per noi è stata anche una stagione di batticuore, con decine di «sospettati», di magrebini arrestati perchè volevano avvelenare l’acquedotto della capitale con il ferrocianuro di potassio, fare attentati al plastico. Magari erano progetti e basta. O sembravano tali.