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 2015  luglio 03 Venerdì calendario

Più che infatuazioni di fede e guerre di religione, le chat della figliola jihadista con mammina e sorellina fanno venire in mente certe paranoie settarie, specie americane, alla reverendo Jones o alla Charles Manson; o il più nostrano Breivik, sterminatore di ragazzini socialisti. Con la differenza, non da poco, che dietro alle Maria Giulia di tutto il mondo ci sono le smisurate carte di credito di certi signoroni arabi

Pare che sterminare tutti gli umani non iscritti al suo club sia il sogno manifesto, più volte ripetuto su Skype, della signorina Maria Giulia, la jihadista ventisettenne di Inzago che ha trascinato i suoi poveri familiari in un’avventura allo stesso tempo terrificante e ridicola. Bisogna ammettere che per distruggere una famiglia esistono vie più banali; la paranoia razzista, e il far ritenere inferiori e impuri i quattro quinti dei viventi, non è un concetto facile da padroneggiare, tanto meno un’esca affascinante per convincere madre, padre e sorella: che cosa aspettate a raggiungermi in Siria, per sgozzare e decapitare tutti insieme un po’ di gente? È un invito che – diciamo così – non capita tutti i giorni. L’iter giudiziario nei confronti della figlia invasata e dei parenti sue vittime (povere tranquille facce di proletari italiani, prima che su quelle femminili cali il sipario del jihad) non potrà fare a meno di un supporto psichiatrico. Più che infatuazioni di fede e guerre di religione, le chat della figliola jihadista con mammina e sorellina fanno venire in mente certe paranoie settarie, specie americane, alla reverendo Jones o alla Charles Manson; o il più nostrano Breivik, sterminatore di ragazzini socialisti. Con la differenza, non da poco, che dietro alle Maria Giulia di tutto il mondo ci sono le smisurate carte di credito di certi signoroni arabi. Quanto all’Islam, anche il reverendo Jones diceva di essere un servitore di Dio. Che anche in quel caso non c’entrava niente.