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 2015  luglio 02 Giovedì calendario

La sinistra radicale greca può decidere il futuro della sinistra radicale europea: se rientrare nella storia, rinnovandosi e cambiandola per tutti; o se restare ferma al vecchio metodo dei princìpi indiscutibili perché giusti

Di solito la sinistra radicale sta all’opposizione, e ci sta bene. Non ha nessuna voglia di vincere le elezioni, così le sue idee restano indimostrabili e limpide. Tsipras e il suo partito invece le elezioni le hanno vinte e adesso pongono un problema che sarebbe interessantissimo se non fosse così tragico: può la sinistra radicale, con la forza pratica del potere, opporsi in modo concreto e sensato allo strapotere del capitalismo europeo?
Il paradosso è questo: può farlo soltanto se il suo radicalismo ha un limite. Se il radicalismo non è radicale. Se riesce, cioè, a ottenere ciò che la sinistra moderata non riesce a ottenere: che il welfare torni a essere più importante della restituzione del debito (in fondo è questo cambio gerarchico che ha cambiato la storia recente dell’Europa).
A questo punto, la sinistra radicale greca dovrebbe avere il coraggio di giocare questa partita all’interno delle regole date, e resistere alla tentazione di farle saltare (anche dopo il referendum), altrimenti contrappone una rigidità delle idee alla rigidità in cui è stato trasformato il rigore dell’attuale capitalismo europeo. Dovrebbe avere il coraggio di porsi un limite e cercare l’accordo: otterrebbe condizioni molto più vantaggiose di quelle discusse fino a una settimana fa, e metterebbe in discussione l’arroganza di Merkel e del Fmi.
Oppure può dimostrare di essere fedele a ciò che aveva promesso in campagna elettorale. Di solito, restano fedeli alle promesse della campagna elettorale solo coloro che perdono le elezioni (quindi la sinistra radicale è la regina della specie). Quelli che vincono imparano che governare significa mediare (stavolta con vantaggi evidenti). La sinistra radicale greca può decidere il futuro della sinistra radicale europea: se rientrare nella storia, rinnovandosi e cambiandola per tutti; o se restare ferma al vecchio metodo dei princìpi indiscutibili perché giusti.