Corriere della Sera, 2 luglio 2015
Alliata, la principessa che non riesce più a mantenere il Palazzo più bello di Palermo. I costi di manutenzione sono troppo esosi e le tasse troppo alte: vende a chiunque sia in grado di mantenerlo a dovere
Guai parlarle di ultimi gattopardi: semmai ama definirsi prima tigre. Eppure la principessa Signoretta Alliata Licata di Baucina, la tigre, appunto, prima dama palermitana per carattere, spirito di iniziativa oltre che per la proprietà del probabilmente più bello, senz’altro meglio tenuto palazzo della città, è stanca di combattere. Tremila cinquecento metri quadri all’incirca misura la sua «casa» – il palazzo Alliata di Pietratagliata, appunto – e da quando ne è diventata la proprietaria, una trentina di anni fa, non ha fatto che battagliare giorno dopo giorno per conservarlo nella magnifica forma in cui si trova. A questa sua casa, peraltro, sabato, all’Expo, la scrittrice Simonetta Agnello Hornby dedicherà un racconto nel corso di una maratona di lettura.
Stanca non sarebbe poi la parola giusta, perché Signoretta Alliata (che porta il nome di un suo avo santo, martirizzato dai turchi) continuerebbe volentieri nella sua lotta, soltanto che non sembra esserci più spazio, e piuttosto di dover vedere decadere la sua dimora, per l’impossibilità di fare fronte alle continue spese di restauro nonché alle imposte (volute dalla legge Monti), è disposta a venderla a chi sia in grado di mantenerla come le spetta. Perché più che un bene di famiglia è un bene pubblico, dei palermitani, dei siciliani, degli italiani, solo affidato alla cura e alla custodia dei proprietari.
C’è una legge, del resto, risalente al 1939, che obbliga i proprietari dei palazzi – pena dure sanzioni – non solo a mettere in sicurezza, ma anche a riparare e ripristinare secondo i dettami delle Sovrintendenze. Cui si aggiungono gli effetti della legge Monti per cui le dimore storiche, in particolare quelle catalogate – come questa – di lusso, oltre all’Imu devono pagare una pesante Irpef.
L’effetto inevitabile è stata la sospensione di lavori e restauri, che ha coinvolto nella paralisi i migliori artigiani della città che per anni hanno lavorato nella manutenzione della dimora, falegnami, argentieri, doratori, intagliatori, tappezzieri, costretti a chiudere per mancanza di commissioni. Tra quelli che ancora resistono – racconta la principessa – alcuni l’hanno pregata di farli lavorare lo stesso, per non perdere la mano, pagamento «quando la principessa potrà».
Il destino è un po’ quello che tocca a quasi tutte le dimore storiche italiane, al sud come al nord, da vari anni ormai messe in vendita, regalate ai Comuni (quando le accettano) o lasciate all’abbandono. Solo che nel caso di Palazzo Alliata di Pietratagliata, colmo di arredi, quadri, decori (tra cui il più grande lampadario di Murano al mondo) oltre che di uno sterminato archivio che racconta sei secoli di vita palermitana e siciliana, il rammarico è più forte: soprattutto se si pensa che il turismo potrebbe, dovrebbe essere il motore del nostro Paese.
Dall’estero arrivano in continuazione viaggiatori desiderosi di visitare il palazzo. Negli anni Novanta si era annunciata anche la regina Beatrice d’Olanda. Signoretta decise allora che era il momento – per l’importante visita – di elettrificare il grande lampadario, fino allora munito di candele e perciò inutilizzabile. Bisognava prima dell’intervento degli elettricisti pulire i duemilacinquecento pezzi che lo compongono e la Sovrintendenza ordinò di far venire i vetrai di Murano per affidare loro il lavoro: spesa inaffrontabile per cui ci pensarono i proprietari, Signoretta, suo marito e i due figli adolescenti. Due mesi di impegno serratissimo con acqua e alcol, ma quando arrivò la regina il lampadario splendeva.
Ora visite, eventi, manifestazioni cui la padrona di casa si è dedicata con instancabile energia per mantenere il palazzo nella sua forma migliore non bastano più. E del suo sogno di restaurare la torre tardogotica per sistemarvi gli archivi – digitalizzati e accessibili agli studiosi – della sua famiglia e di quella di suo marito, i Licata di Baucina che, per bizzarri intrecci storici (e matrimoniali) sono stati i proprietari del palazzo prima degli Alliata, non se ne farà nulla. Signoretta pensa a un eventuale acquirente arabo, uno dei tanti che già si muovono in Sicilia. Del resto – l’archivio lo testimonia – nel Settecento un suo avo scambiava missive di contenuto storico, artistico e filosofico con un coltissimo corrispondente arabo: un certo legame antico c’è dunque già.
E il marito cosa pensa del progetto? «Il marito cammina con la moglie», risponde la principessa, il che, tradotto dal siciliano significa: il marito sta con la moglie.