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 2015  luglio 02 Giovedì calendario

La lezione della Germania sui conti: bilancio pubblico in perfetto pareggio fino al 2019. Un saldo netto ottenuto grazie all’aumento delle entrate fiscali (a sua volta generato da crescita e occupazione migliori che nella bozza di bilancio di marzo), che consente di alzare la spesa senza intaccare l’obiettivo del cosiddetto “schwarze null”, lo zero nero. Un altro modo di lanciare un messaggio alla Grecia

Per una singolare coincidenza, il giorno in cui il governo tedesco ha mostrato un fronte compatto alle ultime convulsioni da Atene ha finito per essere lo stesso in cui a Berlino veniva annunciato un bilancio pubblico in perfetto pareggio, e che tale resterà fino al 2019. Due modi per mandare alla Grecia, e all’Europa, lo stesso messaggio. La sovrapposizione di date non è passata inosservata. Anzi, le incombenze del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble di presentare i conti pubblici tedeschi hanno fatto slittare ieri dal mattino al pomeriggio la riunione dell’Eurogruppo.
Ma le carte in tavole Berlino le aveva già messe in mattinata. Con l’intervento al Bundestag del cancelliere Angela Merkel, che ha ribadito la posizione dei giorni scorsi: la porta aperta nei confronti della Grecia, ma non prima del referendum indetto dal premier Alexis Tsipras per domenica, la posizione che alla fine ha prevalso anche all’Eurogruppo e sulla quale solo la Francia aveva mostrato di voler dissentire; la necessità di un compromesso, «ma non a ogni costo»; la riaffermazione che l’Europa è un’unione di «diritto» e «responsabilità».
«Il buon europeo è quello che rispetta i Trattati e non danneggia l’Europa», ha detto il cancelliere. Se possibile, intervenendo dopo di lei, il suo vice e leader dell’alleato socialdemocratico, Sigmar Gabriel, è stato ancora più ortodosso, con un forte richiamo alle regole, che qualcuno vorrebbe merkeliano, ma che in realtà è la quintessenza della posizione tedesca. Semmai, l’osservazione meno formale è venuta da Schäeuble, che ama usare l’arma del sarcasmo, e che ha notato come «non si sa se il Governo greco vuole il referendum o no, e da cha parte sta». Un dilemma che lo stesso Tsipras ha chiarito più tardi, ribadendo che il voto ci sarà e che lui farà campagna per il “no”, ma che non smuove la linea di Berlino, anche dopo la nuova lettera del premier greco ai creditori: anzi tutto, l’insensata pretesa di Atene di ripartire da venerdì scorso, quando la Grecia ha interrotto il negoziato, come se niente fosse; ma soprattutto, e più fondamentalmente, l’ormai totale sfiducia tedesca nei confronti di questo interlocutore, con l’aspettativa che il voto del referendum porti con sé anche un cambio di Governo ad Atene. Un’aspirazione non dichiarata, ma esattamente ciò che, nel dibattito parlamentare, il leader della sinistra della Linke, Gregor Gysi, ha accusato la signora Merkel di volere.
L’annuncio del bilancio federale e del piano fiscale a medio termine è così servito anche a riaffermare la visione tedesca della crisi dell’Eurozona come una contrapposizione fra il vizio e la virtù, l’interpretazione favorita a Berlino, che passa più dalla filosofia morale che dall’economia. Un modo anche per rafforzare l’affermazione del cancelliere che «l’Europa non è a rischio», ma più che altro quella del suo ministro delle Finanze che «i conti sono blindati contro i rischi».
Per Schäeuble il bilancio in pareggio, ottenuto l’anno scorso con un anno di anticipo, per la prima volta dal 1969, è ormai diventato il totem – o, secondo i suoi critici, un feticcio – su cui innalzare la propria eredità politica. I conti presentano quindi una serie di zeri da qui al 2019, un saldo netto ottenuto grazie all’aumento delle entrate fiscali (a sua volta generato da crescita e occupazione migliori che nella bozza di bilancio di marzo), che consente di alzare la spesa senza intaccare l’obiettivo del cosiddetto “schwarze null”, lo zero nero. Il debito scenderà sotto il 70% del prodotto interno lordo nel 2016. Il documento conferma che si sarà un aumento degli investimenti di 10 miliardi di euro l’anno fra il 2016 e il 2018, per infrastrutture, digitale, energia, cambiamenti climatici. Si tratta di una cifra nettamente inferiore a quella che il Fondo monetario, la Commissione europea e la grande maggioranza degli esperti indipendenti ritengono necessaria e che potrebbe essere finanziata senza difficoltà in questi tempi di tassi d’interesse a zero. Un’altra modestissima concessione, 5 miliardi l’anno, andrà in sgravi fiscali alle famiglie. Altri importi più piccoli andranno a finanziare gli investimenti degli enti locali.
Ma in questo momento per il Governo tedesco è più importante dare una lezione di virtù ai partner europei.