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 2015  luglio 02 Giovedì calendario

La maglia tesa su bicipiti e addominali, il taglio dei capelli curato, il timbro di voce sicuro: ecco chi è il sottufficiale della Marina Giuseppe Franco, l’uomo fermato per lo stupro della quindicenne a Roma. Palestra e self control. Ragazze e obbedienza agli ordini

In manette, Giuseppe Franco, ritrova freddezza. Lo scontro tra lui e il fratello Mario, per quella bicicletta lasciata quasi sotto casa della vittima, risale alla notte dell’aggressione. Un botta e risposta che qualcuno, fra i vicini di casa, ha potuto sentire: «Vado a riprendertela, lì non può restare, comunque la trovano» si preoccupa Mario, il più piccolo. «Non vai da nessuna parte, la lasci dov’è» risponde secco Giuseppe. Tra loro è sempre stata una ripicca continua. Un gioco a chi è più veloce e più in gamba.
La maglia tesa su bicipiti e addominali, il taglio dei capelli curato, il timbro di voce sicuro. Giuseppe, nato a Cassano allo Jonio, 27 mila abitanti in provincia di Cosenza, studia soprattutto se stesso. Palestra e self control. Ragazze e obbedienza agli ordini. Si arruola in marina. Non gli serve una casa. Gli bastano gli attrezzi di una palestra. Se serve, poi,c’è quella di Mario: un’abitazione a Roma, nel quartiere Trionfale. Di fronte ad altre caserme. Poi, a fine missione, c’è sempre l’appartamento a Cassano di mamma e papà.
Non ci fosse stato l’episodio del parcheggio di via del Casale Strozzi, Giuseppe Franco ora sarebbe a Taranto, imbarcato su uno dei gioielli della Marina Militare. Il sottufficiale Franco, infatti, era atteso nella città pugliese nella giornata di ieri: avrebbe dovuto assumere un altro incarico.
Era di stanza a La Spezia quando, alla fine di gennaio, si è ammalato. Pochi giorni dopo la sua imbarcazione, la fregata Grecale, è salpata per una lunga missione: cinque mesi contro i pirati del Corno d’Africa. Nello stesso periodo, sempre la Grecale, è finita in uno scandalo. Quando due altri sottocapi sono stati accusati e indagati per molestie sessuali.
Il ragazzo di Cassano invece ha navigato tranquillo. E con qualche profitto, dicono i suoi superiori. Sapendo farsi ubbidire, anche se a volte sfiorando la lite. È sicuro di se, ogni tanto, però, sfiora l’eccesso. Ha conquistato anche un piccolo grado (equivalente suppergiù a quello di maresciallo) è sottocapo di seconda classe.
Nel frattempo ha acquisito dimestichezza con il suo ruolo, sa come s’impartisce un ordine, anche se, più che altro, la sua somiglia più a un’intimidazione: «Se dici una parola su quello che è successo, io vengo e ti faccio arrestare. Ti è chiaro?» così ha detto alla sua vittima di lunedì notte.
Disinvolto. Concentrato. Gli investigatori hanno diffuso le sue fotografie mentre entra nell’auto della squadra mobile con l’espressione quieta ma non strafottente, tranquilla ma non di chi è pronto a ingaggiare sfide. Da qualche parte ha coltivato una passione per il rischio. Calcolato magari.
Nessuno fra gli agenti che hanno studiato i suoi movimenti e verificato le sue mosse esclude che possano esserci state altre notti come quella del 29 giugno scorso nella vita di Giuseppe Franco. E altre vittime oltre a Chiara (il nome è di fantasia), la quindicenne che ha stuprato.
Sotto casa, ora, c’è la sua Bmx freestyle grigio metallico, incatenata a un palo. I fatti diranno che, su questo almeno, aveva ragione lui.
La bici doveva restare dov’era.