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 2015  luglio 01 Mercoledì calendario

Il vero guaio delle tragedie immani che ci piombano addosso l’una dopo l’altra, dall’immigrazione al terrorismo, dalla Grecia all’agonia di un’Europa mai nata, è che nessuno ha in tasca la soluzione, per il semplice motivo che una soluzione non c’è. Travaglio spiega la terza guerra mondiale a pezzi con il talk show

Il vero guaio delle tragedie immani che ci piombano addosso l’una dopo l’altra, dall’immigrazione al terrorismo, dalla Grecia all’agonia di un’Europa mai nata, è che nessuno ha in tasca la soluzione, per il semplice motivo che una soluzione non c’è. Ma questa catastrofe, che papa Francesco ha definito “la terza guerra mondiale a pezzi”, cioè a rate, è anche la principale fortuna dei talk show televisivi: in quel mondo a parte, chiunque passi per la strada può diventare un leader politico e conquistare milioni di voti a colpi di fregnacce sesquipedali, nella granitica certezza che nessun esperto, per quanto esperto, riuscirà mai credibilmente a smentirlo e a screditarlo.
Qualcuno sa come si risolve il dramma della Grecia? No. Qualcuno è in grado di prevedere cosa succederà in caso di default di Atene, o di accordo con il sinedrio europeo, o di vittoria del Sì o del No al referendum di domenica prossima? Siamo sinceri: nessuno sa nulla. Qualcuno ha idea di che fare per arginare la crisi irreversibile dell’euro e restituire al nostro vecchio Continente livelli accettabili di benessere e occupazione? Non scherziamo. Qualcuno sa come sconfiggere quella nuova forma di terrorismo globale in franchising che, per comodità, chiamiamo Isis? No, nessuno. Qualcuno ha in tasca la ricetta per contenere la spinta di milioni di persone dall’Africa e dal Medioriente in fiamme e in miseria verso l’Europa? Buio pesto. È il terreno ideale per i fattucchieri, i venditori di fumo, gli spacciatori di patacche un tanto al chilo, sicuri come sono di poter parlare di tutto con la medesima, enciclopedica incompetenza davanti a un pubblico che ne sa quanto loro, ma non vede l’ora di sentirsi raccontare qualche certezza per prender sonno la sera. Così ogni giorno basta accendere la tv per ascoltare i pareri, rigorosamente contrapposti, di politici, commentatori, economisti e strateghi che non hanno la più pallida idea di che cosa accadrà di lì a qualche ora, giorno, mese, anno. Ma lo nascondono benissimo, con una sicumera pari alla loro impotenza e insipienza (che non è colpa loro: la competenza, su queste materie, non ce l’ha nemmeno chi possiede tre lauree e otto master). E con un prontuario di frasi fatte sempre uguali a se stesse che, appena escono dalle rispettive bocche, si essiccano all’istante, precipitando a terra in mille pezzi.
Tipico talk show sull’immigrazione. Ospite 1: “Non possiamo accoglierli tutti”. Ospite 2: “Dobbiamo lavorare all’integrazione”.
Ospite 3: “No, serve una società multiculturale”. Ospite 4: “Basta con il buonismo della sinistra”. Ospite 5: “Le ricette della destra hanno fallito”. Ospite 6: “Aiutiamoli a casa loro”. Ospite 7: “Già, e con quali soldi, se mancano anche quelli per aiutare gli italiani?”. Ospite 8: “L’Europa deve farsi carico”. Ospite 9: “Parlate voi che avete firmato Dublino 2?”. Ospite 10: “Bisogna affondare i barconi degli scafisti ed espellere i clandestini. Se no perché non ve li prendete a casa vostra, se vi piacciono tanto?”. Sigla.
Tipico talk show sul terrorismo. Ospite 1: “Chiamiamolo con il suo vero nome: non è terrorismo, è una guerra”. Ospite 2: “Ok, è una guerra, e allora?”. Ospite 3: “Allora bisogna rispondere al fuoco”. Ospite 4: “Come se non ne avessimo fatte abbastanza: sono proprio le guerre che alimentano il terrorismo, incentivano il fondamentalismo antioccidentale e regalano migliaia di volontari allo sceicco al Baghdadi”. Ospite 5: “Ecco il solito buonismo della sinistra”. Ospite 6: “À la guerre comme à la guerre: bisogna rispondere colpo su colpo, andando a stanare le centrali del terrorismo in Libia e nello stato islamico”. Ospite 7: “Ma se i terroristi li abbiamo in casa da chissà quanto tempo! Vedi la strage di Charlie Hebdo”. Ospite 8: “Molto meglio armare i curdi e gli egiziani che sono già sul campo”. Ospite 9: “Bravi, continuate a sottovalutare il pericolo: tempo dieci anni e porteremo tutti il burka”. Ospite 10: “Parlate voi che avete bombardato Gheddafi. Ma c’è anche un Islam moderato, basta guerre di religione, non facciamo di tutta l’erba un fascio”. Ospite 11: “Se non ti dissoci dal fondamentalismo, allora sei complice”. Sigla.
Tipico talk show sulla Grecia e sull’euro. Ospite 1: “Hanno fatto i furbi, sono entrati in Europa truccando i bilanci”. Ospite 2: “Se è per questo, anche noi”. Ospite 3: “Già, ma quando era la Germania a sforare i parametri, nessuno ha detto bah”. Ospite 4: “Ecco quello che succede con i comunisti al governo”. Ospite 5: “Ma che c’entra, la crisi è cominciata prima, con i conservatori e i socialisti”. Ospite 6: “Ma che potevano fare contro i poteri forti della Troika, della Bce, del Fmi, dei banchieri, degli speculatori, del Bilderberg e della massoneria? Il debito non esiste, l’hanno inventato loro, fa bene Tsipras a non pagare”. Ospite 7: “Guarda che, se non paga, noi andiamo sotto di 40 miliardi: li paghi tu? Quella sì sarebbe la vera tragedia greca”. Ospite 8: “È tutta colpa della Merkel: poteva salvarli anni fa con quattro soldi, e invece li ha affondati”. Ospite 9: “No, sono i greci che dovevano fare le riforme: Monti e Renzi le hanno fatte e ci hanno salvati”. Ospite 10: “Ma quali riforme, i greci non hanno più nemmeno gli occhi per piangere. E pensare che erano la culla della nostra civiltà. Omero, Socrate, Platone, Aristotele… Che tristezza. Ora però s’è fatta una certa ora. Non so a voi, ma io c’ho un buco allo stomaco che va da qui alla Grecia: che ne dite di due spaghi da Fortunato al Pantheon? Ci vediamo lì”.