la Repubblica, 1 luglio 2015
Nevio Scala torna al Parma, questa volta da presidente: «Farò un calcio biologico». Il suo piano è stato ideato da Marco Ferrari già a marzo, prevede l’unione fra una newco di imprenditori della zona (“Nuovo Inizio”, con Barilla ci sono fra gli altri Del Rio di Buongiorno.it e Dallara delle automobili) e una aperta all’azionariato diffuso di tifosi e professionisti (“Parma partecipazioni calcistiche”). Tutto con la benedizione del sindaco Pizzarotti
Sostiene Nevio Scala, parlando già da presidente, che il Parma farà un «calcio biologico», e per contrasto il pensiero corre subito agli organismi geneticamente modificati che lo hanno avvelenato a morte. Del club sparito dopo 102 anni di storia, sopravvissuto al crac di Tanzi ma non alla gestione spericolata di Ghirardi, resta, anzi ritorna, l’umiltà contadina del suo glorioso timoniere: Scala fu l’allenatore che portò il Parma in A nel ‘90, e poi vinse Coppa Italia, Coppa delle Coppe, Supercoppa Uefa, Coppa Uefa. Adesso, lui che è stato sul tetto del mondo con il Borussia Dortmund (sollevò l’Intercontinentale nel ‘97), lui che ha allenato in Turchia (Besiktas), in Ucraina (Shakhtar, uno scudetto e una coppa nazionale), in Russia (Spartak Mosca, una coppa nazionale), avrà la poltrona presidenziale in Serie D. Un totem sbucato dal passato per battezzare la resurrezione. È l’uomo immagine scelto dal Parma Calcio 1913, la nuova creatura sostenuta da otto imprenditori locali, con in testa Guido Barilla e l’adesione possibile di Parmalat, altro souvenir di quei giorni lì. Un nuovo club che nasce senza debiti e senza alcuna eredità con il passato, se non di tipo simbolico. «Avete scritto che il Parma è scomparso, ma il Parma non morirà mai – dice Scala –. Da parte mia sono orgoglioso di essere stato scelto da un gruppo di persone di elevato spessore, spero di essere all’altezza, provo emozione ma avverto anche un senso di responsabilità». Padovano di Lozzo Atestino, 68 anni fra poco, Scala non allena più dal 2004, ma in fondo non ha mai scelto lui di dire basta. Aspettando una telefonata, s’era ritirato a coltivare il tabacco con suo fratello, e poi l’olio e il vino, si divideva fra la casa in Germania (sua moglie Janny e i suoi due figli sono nati lì) e un ruolo da opinionista alla radio. «Ero contento della vita che conducevo fino a ieri, ma quando uno è innamorato fa delle cose inconsapevoli e incredibili. Voglio una società trasparente, che abbia i vetri delle finestre puliti».
La sua prima partita è già cominciata: per un Parma cancellato dalla B, ora ce ne sono due che vorrebbero ricominciare dalla quarta serie. Uno è di troppo. Il progetto con Scala è stato ideato da Marco Ferrari già a marzo, prevede l’unione fra una newco di imprenditori della zona (“Nuovo Inizio”, con Barilla ci sono fra gli altri Del Rio di Buongiorno.it e Dallara delle automobili) e una aperta all’azionariato diffuso di tifosi e professionisti (“Parma partecipazioni calcistiche”). Il piano ha già avuto la benedizione del sindaco Pizzarotti.
Ma in lizza resta anche la cordata di Giuseppe Corrado, quel “Magico Parma” che era stato in corsa già per salvare la B e si è ritirato dinanzi alla montagna di dubbi e debiti. «Nonostante tutti i tentativi di intralcio, arriveremo fino in fondo», rilancia Corrado. Sarà il presidente Tavecchio a stabilire quale società potrà fare la D e giocare al “Tardini”. Se fruga nelle proprie tasche, Scala ha ancora un vecchio mazzo di chiavi.