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 2015  giugno 25 Giovedì calendario

Con uno scarno comunicato emesso ieri a Buenos Aires, si è dimesso dall’incarico di capo di Stato Maggiore dell’esercito argentino il tenente generale Cesar Milani. Dal tentato golpe dell’87 alla morte del magistrato Nisman fino all’arricchimento sospetto, tutti i segreti di un militare diventato troppo scomodo anche per la Kirchner

Con uno scarno comunicato emesso ieri a Buenos Aires, si è dimesso dall’incarico di capo di Stato Maggiore dell’esercito argentino il tenente generale Cesar Milani. Il suo ritiro, giustificato da ragioni personali, è il risultato di anni di polemiche che lo hanno coinvolto fin dal giorno della sua investitura, fortemente voluta dalla presidente Cristina Fernandez de Kirchner, il 3 luglio 2013. In primo luogo perché la nomina di un militare di primo piano e responsabile dei servizi segreti dell’esercito restituiva potere politico a un organismo che gli sforzi congiunti dei predecessori dell’attuale presidente avevano di fatto esautorato in virtù della nefasta dittatura degli anni ’70; poi perché proprio Milani è stato accusato da molte organizzazioni per i diritti umani di essere responsabile della sparizione del militare Alberto Agapito Ledo, avvenuta il 20 maggio 1976 e di aver fatto parte della frangia carapintada dell’esercito, un gruppo di militari che tentarono un golpe nel 1987. Responsabilità sempre respinte dall’interessato che ha sostenuto di essere vittima di una campagna mediatica. A tutto ciò si sommano non solo le accuse di arricchimento illecito, formulate dal deputato Pino Solanas, dovute alle proprietà immobiliari, ma anche ad altri beni di lusso incompatibili con le sue entrate da generale.
Il nome dell’ufficiale era stato associato alla morte del magistrato Nisman, trovato cadavere nella sua casa alla vigilia della presentazione in Parlamento del suo dossier dove accusava la presidente, il ministro degli Esteri e altre personalità del mondo politico legato alla Kirchner per l’accordo con l’Iran e la conseguente copertura delle responsabilità del Paese nell’attentato contro la mutuale ebraica Amia del 1994, che causò 86 vittime. Secondo la deputata dell’opposizione Elisa Carriò, che ha presentato una denuncia, la questione è legata al fatto che Milani è il responsabile di un servizio segreto parallelo voluto dal governo (alimentato con stanziamenti colossali) in alternativa a quello ufficiale operato dalla Side; quest’ultimo ufficio ritenuto non più affidabile perché accusato di aver diffuso dati riservati sullo scandalo denominato “Hotesur” che coinvolge la famiglia presidenziale, e di operare a favore del candidato alla presidenza Sergio Massa. Tornando alla scomparsa di Nisman, il 18 gennaio di quest’anno, la morte del magistrato, ufficialmente per un suicidio, ha fatto sorgere parecchie polemiche sino a gridare all’omicidio di Stato da parte del segretario del sindacato forense Julio Piumato.
Il governo ha preferito estromettere Milani, personaggio diventato improvvisamente scomodo specie nell’attuale periodo di campagna elettorale per le elezioni alla presidenza che si svolgeranno in ottobre.