il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2015
Grandi notizie sul fronte immigrazione, scrive Marco Travaglio. Renzi ha finalmente svelato il suo piano B («Tenetevi forte, è roba grossa»), mentre Galli della Loggia tira fuori un piano C che prevede «integrazione senza se e senza ma» («perbacco, questa è nuova»)
Grandi notizie sul fronte immigrazione. Ieri Matteo Renzi ha finalmente calato l’asso che teneva nella manica senza condividerlo con nessuno: il famoso Piano B che, in assenza di un Piano A, è manna dal cielo. Tenetevi forte, perché è roba grossa. 1) “Chiediamo all’Europa di fare la sua parte”. Bene, bravo, bis, gliele ha cantate chiare. Peccato che le sue parole siano gli stessi gargarismi di tutti i governi italiani di ogni specie e colore degli ultimi 10 anni: l’Europa deve fare, l’Europa deve intervenire, l’Europa si faccia carico, l’Europa ci aiuti. Purtroppo anche la risposta dell’Europa è sempre la stessa: dov’è scritto che l’Ue deve fare qualcosa? Avete firmato il trattato di Dublino-2 che affida al paese di primo approdo l’accoglienza di chi chiede asilo, dunque vedetevela voi. O si cambia il trattato, o parlare di Europa è come lanciare la palla in tribuna. 2) “La sinistra non deve avere paura del concetto di rimpatrio. Per chi arriva in Italia senza titolo le procedure di rimpatrio devono essere velocizzate”. Monsieur De Lapalisse, al confronto, era un originalone.
Il rimpatrio, cioè l’espulsione dei clandestini o irregolari, è previsto da 25 anni dalle leggi dello Stato: la Martelli del 1990, la Turco-Napolitano del 1998 e la Bossi-Fini del 2002 tuttora in vigore, visto che nessun governo l’ha poi cancellata. Dire che “i rimpatri non sono un tabù” è come dire che la neve è bianca, il cielo è azzurro, l’acqua è bagnata e Renzi è un chiacchierone: i rimpatri non sono un tabù, sono la legge. Ma se ne fanno pochissimi, perché prima bisogna identificare il clandestino, scoprire chi è e da dove viene, dimostrarlo al paese d’origine che altrimenti non se lo riprende, verificare che non abbia processi pendenti sennò resta qui fino alla Cassazione, e alla fine di tutto trovare i soldi per metterlo su un aereo visto che gli scafisti fanno viaggi di sola andata. E i soldi di solito non ci sono, visto che tutti gli ultimi governi non fanno che tagliare i fondi alle forze dell’ordine.
Ora poi che il rapporto fra l’immigrazione economica di chi cerca lavoro e l’immigrazione politico-umanitaria di chi fugge da guerre (spesso innescate da noi, vedi Libia), carestie e persecuzioni, si è ribaltato da 60/40 a 40/60, l’idea di risolvere il problema coi rimpatri è demenziale. Per rimpatriare qualcuno bisogna prima accertare che non abbia diritto di asilo, cioè identificarlo.
Ma, siccome oggi gli immigrati di ogni tipo sbarcano in Italia per proseguire altrove, identificarli significa tenerseli tutti qui: ecco la conseguenza della mossa annunciata di Renzi di potenziare i rimpatri. Geniale.
C’è anche un Piano C: lo espone, sul Corriere, Ernesto Galli della Loggia. Il quale ragiona come il colonnello Buttiglione e il generale Damigiani di Alto gradimento: “noi tutti vogliamo restare italiani” (ma va? e neozelandesi no?). E l’immigrazione che è quanto di peggio ci sia capitato “dopo il terrorismo” (allora morivano gli italiani, mentre ora muoiono i migranti, ma fa lo stesso). Infatti “non appaiono affatto infondati” i timori non solo per la purezza della razza italica, ma anche per “la sicurezza delle nostre città e dei nostri treni” (le metro, i tram e i filobus sono salvi) e per “il decoro urbano” (le nostre belle aiuole, le panchine, forse i lampioni). Ma ecco la soluzione: “Integrazione senza se e senza ma”. Perbacco, questa è nuova.
Ma attenzione: urgono “alcune misure repressive”, una più avvincente dell’altra. 1) “Divieto che in qualunque edificio più della metà delle abitazioni siano stabilmente occupate da persone prive della nazionalità italiana”: giunti al 50% degli alloggi occupati da immigrati, i proprietari di case esporranno un bel cartello “non si affitta a stranieri”, come negli anni 60 ai meridionali. E che succede a chi sfora la Soglia Della Loggia? Lo arrestiamo o passa lui a fargli un cazziatone al citifono? 2) “Divieto di usare una lingua diversa dall’italiano nelle funzioni religiose, tranne evidentemente per il testo delle preghiere e dei libri sacri”. L’Ernesto non precisa che altro si faccia nelle funzioni religiose, se non pregare e leggere libri sacri, ma qualcosa da dire in italiano si troverà, tipo “buongiorno” o “arrivederci”. Peccato, perché la messa in latino non era niente male. 3) “Cancellazione delle attenuanti e istituzione di un percorso giudiziario accelerato per quei reati che con più frequenza vedono coinvolti immigrati (in modo da arrivare in breve tempo alla sentenza ottenendo così il necessario effetto dissuasivo)”.
Ben detto: anziché velocizzare la giustizia per accelerare tutte le sentenze e dissuadere tutti i delinquenti, si dà la precedenza agli immigrati. Che – apprendiamo dall’insigne pensatore – hanno dei delitti tipici, forse genetici. L’idea – che parrebbe in lievissimo contrasto col principio costituzionale di eguaglianza, ma fa niente – è formidabile: se un bianco ammazza un nero o chiede il pizzo a un negoziante maghrebino di kebab, essendo l’omicidio volontario e l’estorsione mafiosa due specialità nazionali da difendere con le unghie e coi denti dalla concorrenza degli stranieri che vengono a rubarci il lavoro, si continuerà a processarlo in tempi biblici e con tutte le attenuanti (effetto incentivante); se viceversa un immigrato vende hashish a un italiano, non avrà attenuanti perché è nero, o comunque molto scuro, e si beccherà una pena esemplare (effetto dissuasivo). Così impara a rifilare a certi editorialisti della roba tagliata male.