la Repubblica, 25 giugno 2015
Ultime dal M5s: Grillo si defila ma partecipa alla fiaccolata antimafia di sabato a Ostia. Il leader sempre più distante dal movimento. I delfini Di Maio e Di Battista ormai alla guida in Parlamento e in tv. Blitz dei deputati contro la fedelissima di Casaleggio, Ilaria Loquenzi, responsabili della Comunicazione alla Camera
«Ma quindi viene? Siete sicuri? Ha confermato?». Montecitorio, interno giorno. Il gruppo parlamentare dei 5 stelle alla Camera non sa se il leader ci sarà davvero, per la fiaccolata antimafia di sabato a Ostia. Il sì è arrivato martedì pomeriggio, eppure, qualcuno è ancora incerto. È lontano, Beppe Grillo, tra la casa di Genova e la villa di Bibbona. Altri tempi, quelli degli incontri frequenti con i parlamentari all’hotel Forum. In questi mesi, il fondatore ha lasciato nelle mani di Gianroberto Casaleggio e del direttorio la risoluzione delle ultime grane. A partire da quella della comunicazione, che il guru era venuto a Roma per risolvere una volta per tutte, la settimana scorsa. E che invece, a sorpresa, gli è scoppiata in mano. Perché nonostante Casaleggio avesse blindato i nomi di Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino come responsabili della Comunicazione di Camera e Senato, nonostante un post sul blog avesse benedetto il loro lavoro, ieri notte l’assemblea dei deputati ha votato contro il rinnovo del contratto alla Loquenzi. Una mossa a sorpresa, un’insurrezione a freddo, di cui ancora non si intravedono le conseguenze.
Cercherà di capirci qualcosa sabato, Beppe Grillo, se ne avrà voglia. Negli ultimi tempi ha dimostrato di non averne affatto. Chi gli è vicino racconta che per convincerlo a fare almeno un comizio per le ultime regionali, a Genova, «hanno dovuto pregarlo». Del resto, le sue ultime uscite non hanno aiutato. La settimana scorsa il post del blog che assimilava topi e clandestini ha seminato il panico in Parlamento. Appena lo ha letto, Alessandro Di Battista ha telefonato a Milano gridando tutta la sua rabbia. «Un errore grossolano», così l’ha giudicato il direttorio. Perché è vero che quel tweet non l’ha scritto Grillo, e che proviene dallo staff della Casaleggio. Ma è vero anche che nessuno lo ha controllato. Si è sfogato, il vicepresidente della commissione Esteri. Poi si è seduto davanti al computer: «Ora vediamo che succede». E per la prima volta, quel che è successo è che il tweet è stato cancellato.
Non c’entrava direttamente, stavolta, Grillo. Ma c’entrava quando alla marcia di Assisi si è lanciato contro Umberto Veronesi e le mammografie, rischiando di oscurare la battaglia per il reddito di cittadinanza. Il suo essere «apolitico» comincia a essere vissuto come un peso. Mentre assumono sempre più rilevanza le figure che lui stesso, insieme a Casaleggio, ha scelto per rappresentare il Movimento. In questi giorni, sono Luigi Di Maio e Roberto Fico a tenere a bada i focolai aperti nei territori, dalla Sicilia alla Sardegna passando per Parma e Livorno. Mentre Di Battista segue da vicino la vicenda mafia capitale, organizza flash mob contro il ddl scuola, e attacca Renzi in aula rinfacciandogli le cooperative rosse che lucravano sugli immigrati. La nuova classe dirigente dei 5 stelle cresce, guadagna spazi. Accetta i confronti nei talk show (quello Di Maio-Orfini a Ballarò è stato diffuso attraverso tutte le piattaforme). Si divide, anche. Sull’immigrazione, le posizioni di Fico appaiono diverse da quelle del vicepresidente della Camera Di Maio, che ieri scriveva post di comprensione nei confronti del governo ungherese. E però, non c’è dubbio che almeno tre dei cinque del direttorio si siano presi la scena. E che il “fool” stia dietro il sipario, incerto su quando e come riprendersela.