Il Sole 24 Ore, 25 giugno 2015
Vivendi entra da subito con il 14,9% in Telecom. Così la media company francese diventa il nuovo «azionista di riferimento». Ora l’intenzione del presidente Vincent Bolloré è di presentarsi all’establishment italiano, a partire da Matteo Renzi, con lo scopo evidente di rassicurare che Vivendi vuole «accompagnare Telecom nel lungo periodo»
Vivendi entra da subito con il 14,9% in Telecom. La quota – che fa della media company transalpina il nuovo «azionista di riferimento» dell’incumbent tricolore – è la combinazione di un mix di azioni: l’8,24% ottenuto da Telefonica come parte del pagamento di Gvt, l’1,9% acquisito recentemente e aumentato il 22 giugno scorso del 4,76% per un totale aggiuntivo del 6,66%, che ha comportato un investimento di 1 miliardo (prezzo d’acquisto medio del pacchetto 1,1 euro ad azione). Ora l’intenzione del presidente Vincent Bolloré, in proprio azionista di lungo periodo di Mediobanca, col ceo Arnaud de Puyfontaine, è di “presentarsi” all’establishment italiano, a partire dal premier Matteo Renzi, con lo scopo evidente di rassicurare che Vivendi vuole «accompagnare Telecom nel lungo periodo», come sottolinea la nota del gruppo. I francesi si aspettano che Telecom tenga conto del riassetto dell’azionariato: spazio per inserire nel board due consiglieri espressi dal nuovo socio ce n’è, ma occorrerà passare da un’assemblea che, a logica, dovrebbe tenersi prima di quella di bilancio dell’anno prossimo.
Alla riapertura dei mercati questa mattina Telecom Italia si presenta, dunque, con un nuovo «azionista di riferimento» al 14,9%. «L’ingresso nel capitale di un’azienda italiana di primo piano rientra nella strategia di Vivendi di affermarsi in un Paese che condivide la stessa cultura latina e identiche radici- si legge nel comunicato della media company presieduta da Bolloré – Tale investimento rappresenta un’opportunità per il gruppo di essere presente e svilupparsi in un mercato con significative prospettive di crescita e una fortissima richiesta di contenuti di qualità».
Per la prima volta dalla sua privatizzazione, dunque, l’incumbent tricolore non ha più un puntello italiano nell’azionariato di riferimento. È?infatti in uscita dal capitale la compagine che era riunita in Telco, un “ibrido” con Telefonica come primo azionista – partner industriale incompiuto perchè “sterilizzato” sul Sud-America per motivi antitrust – e la creme della finanza italiana con Generali, Mediobanca e Intesa-Sanpaolo. Telefonica ha virtualmente già azzerato la sua partecipazione cedendo a Vivendi l’8,3% del capitale ordinario di Telecom come parte del pagamento di Gvt, rete in fibra ottica brasiliana che era stata contesa invano proprio dal gruppo italiano. Agli spagnoli resta solo ancora una quota che però è a servizio del prestito convertendo che scade a luglio 2017. Mediobanca cederà l’1,64% svincolato da Telco con un’operazione di mercato la settimana prossima, comunque in tempo utile per contabilizzare la plusvalenza (le azioni sono in carico a 0,55 euro, la metà degli attuali prezzi di Borsa) nei conti dell’esercizio che chiude il 30 giugno. È stato lo stesso ad, Alberto Nagel, a precisare che la quota non sarà girata a Bollorè, ma che comunque la cessione è questione di giorni. Generali, che dalla dissoluzione della holding ha ottenuto il 4,32% di Telecom, ha già impostato la fuoriuscita con derivati. Quanto a Intesa, 1,64% come Mediobanca, la cessione è prevista dal piano triennale, a tempistica non meglio precisata.
Poco cambia. Il nuovo azionista francese ha deciso di spingere sull’acceleratore, entrando da subito col 14,9%. L’ufficializzazione arriva proprio il giorno in cui a Roma la Cdp potrebbe completare il ricambio al vertice, con l’approdo alla presidenza, già preannunciato, di Claudio Costamagna, per diversi anni banchiere d’affari di Goldman Sachs con responsabilità sull’Europa. Ora si tratterà di vedere i prossimi passi di Bollorè che, comunque, dopo aver convinto i suoi che valeva la pena di tornare sulle tlc approfittando dell’occasione di Telecom Italia, ora deve convincere gli italiani che le sue intenzioni sono serie, da “azionista di lungo periodo”, come ama ripetere.
Si sa che il finanziere bretone, in proprio azionista di lungo periodo di Mediobanca, insieme all’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, ha intenzione di “presentarsi” all’establishment italiano, a partire dal premier Matteo Renzi. Scopo della “missione”, rassicurare sulle intenzioni di Vivendi che punta a sviluppare una strategia di convergenza contenuti-tlc, partendo proprio da Telecom che, sul mercato domestico, a differenza degli altri incumbent europei, non ha da fronteggiare la concorrenza del cavo. La premessa necessaria per la media company transalpina è che Telecom acceleri sull’ammodernamento della rete, sulla carta lo stesso obiettivo del Governo. Bolloré ha bisogno di “alleati” per accompagnare lo sviluppo di Telecom e non certo di finire risucchiato dalle guerre di religione che negli ultimi anni hanno impedito di avviare un dialogo costruttivo con la controparte pubblica, per la quale, la rete di tlc è e resta strategica. Che si tratti di una stagione da superare lo dimostrerebbe il fatto – così, almeno secondo indiscrezioni – che il rinvio del decreto sulla banda ultralarga, oltre che dal problema dell’ingolfamento parlamentare prima della pausa estiva, sia stato motivato dalla presenza nella bozza da approvare di quella clausola “discriminatoria” che prevedeva l’assegnazione delle gare di “preferenza” a operatori non verticalmente integrati: l’unico è l’incumbent che, però, i bandi eurosud, dal Lazio in giù, se li è aggiudicati tutti.