Corriere della Sera, 25 giugno 2015
A capo dell’accademia leghista che deve dare consigli a Salvini c’è Giuseppe Valditara, docente di Diritto romano, eloquio brillante, un passato da finiano («stendiamo un velo pietoso») e poi da montiano («l’uomo mi affascinò da professore, non da politico»). Ora è convinto sostenitore di Salvini: «È un uomo coraggioso, che parla con chiarezza. Dice cose che milioni di italiani aspettavano si decidesse a dire un politico»
Giuristi, storici e biologi sono al lavoro per dare consigli a Matteo Salvini.
Una vera accademia leghista.
Le canottiere di Umberto Bossi conservate nelle teche. Le ampolle di Pontida, soprammobili. Ci sono anche dettagliate cartine geografiche del Sud.
«Immaginando un nuovo centrodestra, cerchiamo solo di dare qualche buon suggerimento al nostro giovane leader»: con l’eloquio brillante del docente universitario di rango (insegna Diritto romano a Torino), Giuseppe Valditara di anni 54, da Milano, torna a fare politica come coordinatore dei professori riuniti nella rivista-think tank Logos, lui anche nella parte di quello che ne ha già viste, e fatte, tante (è stato parlamentare con An, Pdl e Fli: però nei primi anni Novanta collaborò con la Lega Piemontese di Gipo Farassino, spedito lì da Gianfranco Miglio, «un uomo colto e di intelligenza spaventosa: per me, un vero maestro»).
Questa di Salvini è una Lega un po’ diversa. Con la felpa e il tricolore, che il Senatùr suggeriva di bruciare.
«Salvini è un uomo coraggioso, che parla con chiarezza. Dice cose che milioni di italiani aspettavano si decidesse a dire un politico».
Il difficile arriva adesso: fargli trovare un accordo con Silvio Berlusconi.
«La prospettiva politica c’è, i due hanno parecchi punti in comune».
Tipo?
«Economia: entrambi sono d’accordo che l’oppressione fiscale è diventata insopportabile, è necessario introdurre la flat tax. Spesa pubblica: comincerebbero a tagliare i costi improduttivi dello Stato da domani mattina...».
Immigrazione.
«Ah, beh! Credo proprio che i due siano d’accordo su un fatto: un conto è accogliere, un conto è essere invasi. Si deve dare ospitalità a quegli immigrati che sono realmente profughi, ma qui ne stanno per arrivare almeno 250 mila... Che poi sa perché arrivano?».
So quello che pensa, sull’argomento, il suo leader.
«Arrivano perché ormai, in Africa, s’è sparsa la voce: se andiamo in Italia, almeno per due anni ci sono vitto e alloggio gratis per tutti... Quanto ci costa questa generosa ospitalità?».
Politica estera.
«Un punto comune è la critica feroce a quelle sanzioni imposte alla Russia di Putin. Finora ci abbiamo rimesso 4 miliardi e mezzo di euro e centinaia di posti di lavoro».
Il professor Valditara risponde rapido, sicuro, non sbaglia i congiuntivi come capita a certi suoi colleghi che frequentano Montecitorio, mai reticente, piacevole, spregiudicato.
Per dire: essere diventato il capo degli accademici del Carroccio, gli è costato in queste ore qualche cinguettìo velenoso su Twitter («Uff! Quelli che mi rinfacciano d’aver avuto simpatie per Mario Monti, stiano calmi: è vero, l’uomo mi affascinò da professore che sfoggiava idee liberali. Poi, però, quando un’ambizione smodata lo portò a immaginarsi presidente della Repubblica, capii di che pasta era fatto»).
Ma non solo.
Perfidi entrano nell’accademia leghista con ritagli di giornale del 2010. Valditara non ha mai usato toni sfumati: Fini è il futuro – diceva – Berlusconi il passato (lui allora s’incupisce, la voce gli si abbassa: «Diciamo che Gianfranco è stata una delusione. Ma su Fini, ecco, è opportuno stendere un velo»).
Anche perché il futuro è tornato ad essere il Cavaliere.
«Credo che Berlusconi si sia reso conto che il patto del Nazareno è stato un errore: ripeterlo, sarebbe un suicidio. Renzi voleva sfondare al centro, non c’è riuscito, ora è prigioniero della sua sinistra interna. È, diciamolo, un cadavere ambulante».
Nel nuovo centrodestra che immaginate in accademia, ci sono anche i camerati di CasaPound?
«Ma no, no... sono pochi ragazzi... cosa vuole che conti CasaPound?».
L’ultima suggestione è questa: Salvini sindaco di Milano.
«Beh, sì, effettivamente Matteo sarebbe un eccellente sindaco che farebbe finalmente piazza pulita in questa città ridotta ad essere un baraccone... e non venga a parlarmi dell’Expo, che è solo una bella eredità del passato...».
(Il colloquio si è concluso con una deliziosa lezione di storia durata una decina di minuti. «Pensi che dalla fine del 3° secolo a.C., la pena di morte a Roma era prevista in casi eccezionali, il carcere era solo preventivo e la vera punizione era l’infamia sociale, il marchio...»).