Corriere della Sera, 25 giugno 2015
Asenath, Hussein, Mohamed, Sulaiman e altri 5.110. «Minori stranieri non accompagnati irreperibili», così li definisce il ministero del Lavoro in una tabella aggiornata alla fine di maggio che riporta un dato sconcertante. Su 13 mila «under 18» arrivati in Italia da soli, senza genitori o parenti, oltre cinquemila sono scomparsi. Dove vanno a finire?
Asenath, Hussein, Mohamed, Sulaiman e altri 5.110. «Minori stranieri non accompagnati irreperibili», così li definisce il ministero del Lavoro in una tabella aggiornata alla fine di maggio che riporta un dato sconcertante. Su 13 mila «under 18» arrivati in Italia da soli, senza genitori o parenti, oltre cinquemila sono scomparsi. Le strutture di accoglienza ne hanno segnalato l’allontanamento e da allora non si hanno più notizie. Solo adesso il fenomeno appare in tutta la sua chiarezza, denunciato da Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza e responsabile del dipartimento di Forza Italia per sociale e solidarietà.
La deputata ha spulciato l’ultimo rapporto del ministero e ha scoperto che i ragazzi fuggiti da comunità e famiglie affidatarie sono molti di più rispetto al numero conosciuto: «Un’emergenza nell’emergenza, ignorata. Chiedo a governo e forze politiche di dedicare particolare attenzione al problema. Si parla solo di migranti in generale e non delle fasce più deboli. Il governo purtroppo continua a sottovalutare la portata e le conseguenze delle ondate migratorie scaricando il peso sugli enti locali». E sono proprio i dati trasmessi dai Comuni aderenti al progetto della rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) ad aver fatto lievitare il bilancio degli irreperibili che si credeva fermo a 3.554 fino a poche settimane fa. Ragazzi tra 15 e 17 anni, in prevalenza egiziani, somali ed eritrei, ma anche bosniaci, serbi, afghani. Hanno lasciato il proprio Paese d’origine pagando il viaggio con i risparmi della famiglia che ha visto nella loro partenza un investimento.
L’Italia non è la meta ma soltanto un ponte verso altre destinazioni. Una volta raccolti nelle strutture gestite a livello governativo, oppure da centri comunali e famiglie affidatarie, spariscono. Dove vanno a finire? Circuiti illegali, manovalanza di criminalità organizzata, traffici di altro genere, sugli scogli vicino alla frontiera di Ventimiglia. Le ipotesi sono tutte verosimili. Brambilla denuncia altre criticità: «La qualità dell’accoglienza, l’accertamento dell’età, i tempi di collocamento. Ci chiediamo: l’Italia sta costruendo un sistema adeguato?».