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 2015  giugno 24 Mercoledì calendario

Nessuno tocchi Taylor Swift. La popstar è così popolare che da sola può far cambiare le strategie di Apple sullo streaming. Perché nessuno vende quanto lei. Si è rifiutata di distribuire il suo ultimo album, “1989”, su Spotify e così Cupertino è stata costretta a promettere che pagherà gli artisti nei tre mesi di lancio gratuito di Apple Music, il servizio di musica in streaming a pagamento che sarà lanciato a fine mese

Ha 26 anni, è bionda e amata dalle teenager americane. Ma, soprattutto, ha dalla sua parte numeri tali da tener testa alle multinazionali del mercato musicale e digitale. Così, Taylor Swift, che si è rifiutata di distribuire il suo ultimo album, 1989, su Spotify (la App che permette di ascoltare musica in streaming anche gratuitamente), nei giorni scorsi ha indotto la Apple a promettere che pagherà gli artisti nei tre mesi di lancio gratuito di Apple Music, il servizio di musica in streaming a pagamento che sarà lanciato a fine mese.
Per farlo, le è bastato parlare: ha definito “scioccanti” le intenzioni dell’azienda di Cupertino e ha fatto trapelare l’ipotesi di non concedere le sue canzoni. Nella gara tra una cantante e un’azienda che vale 700 miliardi in borsa, a vincere è stata la prima: dalla sua parte, equilibri economici e d’immagine.
Ma partiamo dalla fine. Nel 2014, il suo ultimo album 1989 (è famoso il video in cui canta sulla cima di un albergo circondata dalle sue fan) è stato il più venduto dell’anno: in venti giorni ha diffuso 4,5 milioni di copie e si prevede che entro la fine del 2015 possa superare i 6 milioni negli Usa, rendendola quasi essenziale per qualsiasi casa discografica in termini di vendita tradizionale di dischi (nel 2013, il più venduto aveva superato di poco i 2 milioni di unità).
Nel 2011, quando aveva 22 anni, la Swift è invece entrata nel Guinness dei primati per la vendita digitale più veloce mai realizzata per un singolo, per poi rientrarci nel 2013. “Grazie ai suoi fan incredibili, Taylor ha stabilito un nuovo Guinness per aver registrato la più veloce vendita del suo singolo digitale, salendo al primo posto della classifica di vendite dei singoli su iTunes in soli 50 minuti del suo rilascio”, si legge sul sito ufficiale. E questo è il motivo per cui il mondo delle applicazioni digitali non rinuncerebbe alla distribuzione della sua musica.
Le biografie, invece, raccontano di una bambina cresciuta in una fattoria nel sud della Pennsylvania. Figlia di un intermediatore finanziario e di una casalinga a sei anni si sarebbe innamorata della musica country e della poesia, iscrivendosi a teatro e imparando a suonare la chitarra acustica. La prima canzone a 12 anni e, poco dopo, l’esibizione all’U.S. Open Tennis Tournament. Da lì, la firma del primo contratto, l’assunzione alla Sony come autrice nel 2005 (la più giovane dell’azienda) e, nel 2006, il contratto con l’attuale casa discografica, di cui è stata la prima artista scritturata. Nessuna svolta improvvisa: tra premi, tour e dischi, nel 2008 l’album Fearless è il primo di un’artista femminile di musica country a occupare il primo posto in classifica per undici settimane. Poi, semplicemente, il country-pop diventa solo pop. Semplice e melodico, come tanto altro.
Cosa fa la differenza? “Il marketing”, spiega Rob Schwartz, Ceo di Tbwa (una delle agenzie pubblicitarie più importanti del mondo) che su Forbes presenta una “Master Class” sul marketing della Swift. Il successo è l’unione simultanea di collaborazioni strategiche, come quella con Diet Coke che associa le sue canzoni a pubblicità con gattini, della capacità di pubblicizzarsi autonomamente con video in cui presenta i suoi lavori, dell’interazione con i fan anche attraverso sessioni musicali segrete per piccoli gruppi, del ricorso ai canali tradizionali come la radio e della massimizzazione nell’uso di tutte le piattaforme digitali.
Basta non distribuiscano musica gratis.