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 2015  giugno 24 Mercoledì calendario

Non ci sono solo le estenuanti procedure sugli appalti per prevenire la corruzione, roba che ha finito per facilitarla grazie a infiniti passaggi burocratici. Due esempi che dimostrano come, per fare i rigorosi, ci incasiniamo e basta

Non ci sono solo le estenuanti procedure sugli appalti per prevenire la corruzione, roba che ha finito per facilitarla grazie a infiniti passaggi burocratici. Primo esempio. La startup D-Orbit è una geniale impresina italiana che ha convinto la Nasa e l’Agenzia spaziale europea e ha raccolto milioni di euro per «ripulire» la stratosfera dai satelliti in pensione: bene, ora ha i finanziamenti bloccati (spiega il Corriere) perché dopo quattro mesi non gli è ancora arrivato il certificato antimafia. Tempi della burocrazia: perché sapete com’è, non sia mai che la Nasa sia stata complice della «trattativa». Secondo esempio. Il governo, l’anno scorso, ha deciso che ogni sperimentazione sugli animali dovrà essere autorizzata dal ministero della Salute: questo entro 40 giorni dall’invio della domanda. Ebbene, ieri il farmacologo Silvio Garattini ha spiegato (sulla Nazione) che molti gruppi di ricerca non ricevono una risposta nemmeno nel doppio del tempo: ergo ricerche paralizzate, finanziamenti europei a rischio, collaborazioni internazionali che saltano: senza contare che ci sono malati e pazienti che attendono nuove terapie. La procedura dei 40 giorni in teoria è il recepimento di una direttiva europea, in pratica l’Italia ha introdotto delle norme molto più restrittive (ci vuole anche l’ok del Comitato etico e del Comitato per il benessere animale, roba che esiste) col risultato che il nostro Paese è sotto procedura d’infrazione. Per fare i rigorosi ci incasiniamo e basta.