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 2015  giugno 24 Mercoledì calendario

Rintanata in una casa di riposo per anziani sulle Alpi Marittime, a Chateauneuf Grasse, è morta l’altra notte nel sonno la “Gradisca” col basco rosso dell’Amarcord di Fellini, Magali Noël. Bellissima, provocante in modo raffinato, Magali o Magalotta come la chiamava Federico, fu tra i sex symbol del cinema francese anni ’50

Rintanata in una casa di riposo per anziani sulle Alpi Marittime, a Chateauneuf Grasse, è morta l’altra notte nel sonno la Gradisca col basco rosso dell’Amarcord di Fellini, Magali Noël. Tra quattro giorni avrebbe compiuto 84 anni essendo nata il 27 giugno 1931 a Smirne, turca con genitori provenzali.
Una carriera di cinema italo francese che alterna nomi altissimi (Renoir, Clair, Dassin) a professionisti del trash, tanto che fu Cleopatra nel film di Fernando Cerchio col principe Totò-Marco Antonio del ’63 ed anche nel cast di A qualcuna piace calvo di Amendola con Cifariello e Noi siamo due evasi con Tognazzi e Vianello, dove l’attrice ricanta e firma «Rififi» con Buscaglione. Bellissima, provocante in modo raffinato, Magali o Magalotta come la chiamava Federico, fu tra i sex symbol del cinema francese anni 50 «quando c’erano la Girardot, la Bardot, la Moreau e mamma», ricorda oggi la figlia Stephanie che ebbe nel corso del tempo due fratelli adottivi.
Magali Noëlle Guiffray giovanissima si trasferisce a Parigi ed inizia il suo cammino artistico fatto anche di teatro, canzoni, jazz, dischi. Certo, senza Fellini, Magali sarebbe rimasta un volto magnifico di prensile seduzione e un corpo stupendo ma senz’anima. E sarà lei a commuoversi quando passa il Rex in Amarcord e lo saluta con la malinconia di chi si vede passare la vita davanti.
I primi suoi titoli sono grandi e molto francesi: Eliana e gli uomini, Grandi manovre, soprattutto il noir Rififi. E nel curriculum ci saranno film di Emmer (La ragazza in vetrina), Costa Gavras (Z), Demme (Truth about Charlie) più varie ed eventuali, parodie.
Ma fu La dolce vita a cambiarle la carriera, come a tutto il cast di quel film di cui oggi l’ultima testimone rimasta è Anouk Aimèe. Se il personaggio della ragazza del night che canta «Lola Lola» fu improvvisato sul set, nel Satyricon il regista la volle come Fortunata ed infine per la Gradisca nel ’73 viene chiamata al posto di Sandra Milo obbligata a rinunciare per divieto matrimoniale: «Federico mi chiamò di notte alle 2.30 a Parigi dandomi appuntamento per l’indomani mattina alle 10 a Cinecittà», ricordava l’attrice nel 2011 a Locarno.
Quel mattino, assonnata, Magali tentò di somigliare a Sandrocchia, si mise la bambagia nel naso, rafforzò il lato B e indossò il basco rosso di traverso: divenne mitica dicendo «principe… gradisca», e sollevando il lenzuolo di lino bianco del Grand Hotel; ed è citata spesso la scena in cui nella galleria vuota, estiva del Fulgor, mentre Gary Cooper sta sullo schermo legionario, viene avvicinata dal titubante Titta (Zanin) che le fa la mano morta.
Così se ne vanno, silenziose, le rappresentanti dei sogni adolescenziali: ieri la Antonelli oggi Magali Noel, che per Fellini ebbe una giustificata e ricambiata passione professionale, tanto che il regista volle farle da testimone di nozze con la Masina, quando sposò Jean Pierre Bernard: un’amicizia di famiglia nata sul set di via Veneto in quella famiglia di fatto che fu il grande cinema felliniano.