Corriere della Sera, 24 giugno 2015
Storia di Alì Adnan, dalla guerra all’Isis alla serie A. L’Udinese vuole il calciatore-soldato, difensore in Turchia e militare in Iraq. Il fatto di essere ormai considerato una gloria sportiva locale, di essere stato già ribattezzato dalla stampa sportiva «il Gareth Bale d’Asia» non ha evitato al calciatore gli obblighi a cui devono sottostare le giovani leve di una nazione in guerra
Tra i tanti ragazzi di tutto il pianeta che ringraziano Dio per averli dotati del talento di tirar calci a un pallone, Alì Adnan ha un motivo in più per rivolgere uno sguardo riconoscente al Cielo: alla ripartenza del campionato potremmo vederlo sui campi della serie A con la maglia dell’Udinese ma fino a pochi mesi fa il ventiduenne Alì era costretto a indossare l’uniforme mimetica dell’esercito regolare iracheno impegnato ad arginare l’avanzata dell’Isis. E proprio il calcio l’ha strappato a un destino di guerra.
Alì Adnan è difensore di fascia sinistra, corsa e fisico che coprono i limiti del bagaglio tecnico, che non è quello di Paolo Maldini; l’Udinese l’ha ingaggiato grazie alle antenne che da sempre tiene ritte sui campionati di mezzo mondo. In questo caso il colpo è andato a segno in Turchia, Paese dove Alì ha giocato nella scorsa stagione con i colori del Caykur Rizespor, serie A locale. Il ragazzo ha già messo in archivio anche la partecipazione con la Nazionale del suo Paese al Mondiale under 21 e 33 presenze (con un gol) con la Nazionale maggiore. Fin qui quello che raccontano le fredde schede tecniche. Le foto che hanno cominciato a girare su twitter in coincidenza con la accresciuta notorietà del personaggio raccontano invece l’altra metà della storia: mostrano Adnan con il giubbetto antiproiettile mimetico, circondato da coetanei pure loro in assetto di guerra.
Il fatto di essere ormai considerato una gloria sportiva locale, di essere stato già ribattezzato dalla stampa sportiva «il Gareth Bale d’Asia» non ha evitato al calciatore gli obblighi a cui devono sottostare le giovani leve di una nazione in guerra: rientrato dalla Turchia Alì è stato spedito in caserma per un periodo di addestramento militare. Piovono bombe e la Patria chiama tutti. La prospettiva di finire in prima linea a vedersela con i guerrieri di Allah è sempre stata piuttosto remota e anzi lo status di sportivo professionista ha accorciato la «naja» di Adnan. Il quale, oltre che lo scampato pericolo può festeggiare anche il grande salto nel calcio europeo: a fine maggio è arrivata infatti la chiamata da Udine e la firma del contratto è ormai data per fatta; anzi il Caykur Rizespor ha annunciato il trasferimento in forma ufficiale. Resta da capire se sarà davvero l’Italia la prossima tappa della carriera del «calciatore soldato». La squadra bianconera, alle prese con il tetto per il tesseramento degli stranieri, potrebbe parcheggiare il promettente «Bale d’Asia» in una delle sue compagini satellite, il Grenada in Spagna o meno probabilmente il Watford in Inghilterra.
Ma intanto in Iraq i fan di Alì hanno cominciato a raccogliere informazioni su Udine, si scambiano messaggi via social sul modulo più congeniale al loro beniamino, sognano con lui corse palla al piede sul prato dello stadio Friuli. Anche questo, se devi stare attento a schivare i proiettili e i kamikaze dell’Isis, aiuta a sopravvivere.